Haze si è scavato una bella nicchia quando è uscito, per PS3. Un FPS fuori dagli schemi, caotico e a tratti imbarazzante. E che ora torna come metro di giudizio altrove… e non ne esce neanche malaccio!
Nella storia dei videogiochi ci sono esperienze che sono più che piacevoli e poi i giochi che tutti vorremmo dimenticare. Se vi è mai capitato di avere per le mani l’FPS per PS3 Haze appartenete a quella categoria di giocatori che poi ha deciso di sparaflasharsi via il ricordo dai neuroni.
Perché, all’epoca, era decisamente fuori dagli schemi e, per buona parte degli amanti del genere FPS, insopportabile. Adesso, tutti stanno ritirando fuori proprio questo vecchio FPS che, sembra un paradosso, adesso non è più brutto come ci pareva all’inizio. C’è un gioco che riesce ad essere più imbarazzante. Crytek UK può sentirsi vendicata.
Neanche l’FPS per PS3 Haze è così brutto!
Con i videogiochi l’idea dei developer è spesso quella di piegare la realtà a proprio piacimento per raccontare una determinata storia o per dare ai giocatori una determinata esperienza. Da parte loro, i giocatori adottano quello stesso atteggiamento che si utilizza come tutte le opere di finzione: la famosa suspension of disbelief. Se per esempio si legge Harry Potter crediamo che i maghi esistano, se si legge Il Signore degli Anelli incrociamo le dita per poter incontrare un hobbit e fare con loro la seconda colazione.
Lo stesso principio si adotta però se leggiamo un’opera di Tom Clancy o magari partecipiamo a una operazione con uno dei giochi ispirati a questo grande scrittore, per esempio Rainbow Six, cui si ispira anche questo gioco. La realtà potrebbe però essere noiosa così come la fantasia estrema. Per questo motivo altri team di sviluppo cercano di mescolare i due estremi. A volte ci riescono a volte esce Haze.
Ma potrebbe essere che siamo arrivati a un punto in cui anche l’FPS prodotto nel 2008 da Crytek UK non è assurdo come quello che si sta vedendo dentro Call of Duty Black Ops 6. Treyarch che Activision sembrano infatti entrati in una traiettoria che li porterà a fare di Call of Duty una specie di Fortnite più violento.
Sono esplose infatti moltissime critiche riguardo le skin disponibili per i giocatori che trasformano, questa è la critica, le lobby delle partite multiplayer in una cacofonia visiva insopportabile. Lontana soprattutto dalla cura invece dimostrano di avere gli stessi sviluppatori in altri aspetti.
Trovare il modo di convincere giocatori ricalcitranti a pagare per qualcosa di speciale da far vedere agli altri è lecito ma forse, e questo è quello di cui si lamentano tanti fan, qua si sta esagerando. E infatti c’è qualcuno che commenta che se le skin della prima stagione di Call of Duty Black Ops 6 sono già così fuori di testa, l’ultima stagione prima del prossimo capitolo ci vedrà giocare nei panni anche di Peter Griffin (che dentro Fortnite succede già).
Provare ad allargare il proprio bacino di utenti è normale e sacrosanto per un videogioco che deve sopravvivere a lungo ma forse più che cercare di piacere a tutti si dovrebbe portare rispetto ai giocatori che già ci sono innanzitutto