Non è la prima volta che Riot, developer di League of Legends e Valorant, si trova in mezzo a brutte storie. Stavolta però, a finire sotto il riflettore per molestie è il CEO Laurent.
Secondo quanto sta circolando, Nicolo Laurent è stato denunciato per molestie sessuali ripetute ai danni di Sharon O’Donnell, sua ex executive assistant.
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Riot e la cultura “bro” tossica
Nel 2018, Riot fu trovata colpevole di aver permesso una serie di comportamenti marcatamente maschilisti ai danni di impiegate. La compagnia si ritrovò poi costretta a pagare risarcimenti per un totale di 10 milioni di dollari alle donne che avevano sporto denuncia.
Ora emerge quest’altra brutta storia con protagonista il CEO dell’azienda che, se confermata sarebbe un altro colpo alla reputazione della compagnia. Nella denuncia si legge che le molestie hanno interessato tutta una serie di situazioni: da commenti inopportuni sull’abbigliamento, alla richiesta di comportarsi in modo più femminile fino a dichiarare esplicitamente che nonostante la “taglia” a lui (ndr Laurent) piacevano i “passaggi stretti”.
O’Donnell ha in più riferito di essere stata invitata esplicitamente a casa da Laurent per fare sesso in un momento in cui la moglie era assente e che, rivolgendosi alle impiegate, Laurent avrebbe consigliato loro di gestire lo stress da Covid “facendo figli”.
Laurent, dicono da Riot, è disponibile a chiarire tutto e, fanno sapere anche, ogni accusa verrà attentamente valutata anche dal comitato interno preposto valutare la faccenda, dato che di mezzo c’è un membro dello staff dirigente.
Che nei videogiochi il posto per le donne sia ancora limitato è, purtroppo, un dato di fatto. Troppi pensano che, come non sappiamo parcheggiare e ci girano in “quei giorni”, non siamo in grado di scrivere codici, dirigere o, semplicemente, giocare ai videogiochi.
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Parlare di questi fatti incresciosi è triste, perché significa che ancora nel 2021 non si stanno facendo passi avanti a sufficienza, ma, se serve a far cambiare la musica anche semplicemente tra giocatori e giocatrici e a stabilire un clima di mutuo rispetto, allora che se ne parli.
Adesso dovremmo boicottare i giochi Riot? No, esattamente come non abbiamo smesso di ammirare le opere di Gaugin (noto pedofilo), ma quando accendiamo la console o facciamo login, facciamolo con un po’ più di consapevolezza.
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