Usciva 19 anni fa, pressappoco di questi tempi, il primo indimenticato Tomb Raider. Usciva su PC, su Mac, sulla prima PlayStation e su SEGA Saturn. E il suo impatto fu devastante. L’incredibile grafica 3D – per gli standard dell’epoca – ma soprattutto il gameplay rivoluzionario avevano dato una svolta netta al genere action adventure. Che da quel momento in poi non sarebbe più stato lo stesso. Fu così che Lara Croft, archeologa e avventuriera sulle orme di Indiana Jones, divenne la beniamina di tantissimi giocatori, uomini e donne allo stesso modo, complici pure le sue forme sensuali, anche se ai tempi un po’ “spigolose”.
19 anni dopo Lara Croft è ormai un’icona consacrata. Che ha ispirato film, fumetti, libri, perfino una canzone e non esiste fiera in cui qualcuno non ne interpreti il cosplay. Lara insomma è entrata di diritto(e con merito) nella cultura popolare. E in fondo chi potrebbe affermare di non conoscere – anche solo per sentito dire – la protagonista di tante avventure? La treccia, gli shorts, gli anfibi, lo zaino e le pistole. Tratti distintivi del personaggio, che hanno tenuto banco a lungo, in un percorso fatto di sequel e di spin off. Non tutti altrettanto riusciti certo, non tutti innovativi come il primo capitolo. Ma un dato di sicuro non mente: oltre 50 milioni. Sono le copie complessive vendute da allora a oggi, per una delle serie videoludiche di maggior successo di sempre.
Il cuore è rappresentato dalla modalità campagna, che affronterete subito dopo l’installazione dei 20GB da cui è composto il gioco e che questa volta vedrà Lara alle prese con un’organizzazione a sfondo religioso chiamata la Trinità.
In tutto questo tempo non sono mancati i momenti di crisi. Uno su tutti nel 2007, quando Lara si è vista rubare la scena da un “certo” Uncharted, che pur giocando sullo stesso terreno ha avuto il merito di introdurre nel genere una componente cinematografica molto forte e centrale all’esperienza di gioco. Il riscatto sarebbe arrivato 2 anni fa, con l’uscita del reboot di Tomb Raider, chiamato semplicemente così, in onore al primo leggendario capitolo. A segnare un sostanziale punto e a capo per la serie, a riscrivere soprattutto le “regole del gioco”.
Ecco quindi la rinuncia alla protagonista temprata da tutto e sicura di sé, per metterci nei panni di una giovane e ancora inesperta ragazzina, che sarebbe poi diventata l’avventuriera spregiudicata che tutti noi conosciamo. Cancellati con un colpo di spugna pure i canoni estetici ormai “familiari”, per tornare alle origini del mito.
Il gameplay è ancora una volta un mix sapiente di azione, platforming, combattimenti e furtività.
Un’operazione di certo rischiosa ma che indubbiamente ha dato i suoi frutti, raccogliendo consensi sia dalla critica che dai giocatori. Fino ad approdare (l’anno scorso) su nextgen, in un’altrettanto apprezzata Definitive Edition.
Arriviamo così al presente. E a questo Rise of the Tomb Raider, che narra eventi cronologicamente successivi a quelli del reboot (le vicende sono ambientate un anno dopo), aggiungendo nuovi tasselli al percorso di formazione della bella e giovane Lara. Un nuovo capitolo che però a questo giro non sarà per tutti. Perché si tratta di un’esclusiva Xbox, anche se temporale. Gli utenti PC e PS4 potranno infatti giocarci solo nel 2016. Inizio anno per gli utenti PC. Fine anno per quelli PS4. E credetemi, sarà un’attesa MOLTO lunga!
“Il segreto dell’immortalità”
Nel dar vita a questo capitolo Crystal Dynamics e Eidos Montreal non hanno apportato stravolgimenti ad una formula che aveva già dimostrato di funzionare, focalizzandosi più che altro sugli affinamenti e ascoltando con molto attenzione il feedback dei giocatori. Da qui l’eliminazione del comparto multiplayer per concentrarsi esclusivamente sull’esperienza in single player, arricchita nei contenuti e nelle modalità di gioco.
Il cuore è rappresentato dalla modalità campagna, che affronterete subito dopo l’installazione dei 20GB da cui è composto il gioco e che questa volta vedrà Lara alle prese con un’organizzazione a sfondo religioso chiamata la Trinità, il cui obiettivo è controllare il futuro dell’umanità.
Ci sono quasi 400 oggetti da raccogliere nel gioco. E se vorrete farli vostri dovrete dedicare un bel po’ di ore all’esplorazione e fare ampio uso dell’istinto.
Dopo un prologo in Siberia, utile a familiarizzare con le meccaniche di base del gameplay, tornerete con un flashback a due settimane prima, alle vicende che da Londra vi hanno portati in Siria, verso la “Tomba del profeta”. Ed è da qui che inizierà il vostro viaggio alla ricerca della città perduta di Kitez e di un manufatto chiamato “la sorgente divina”, in grado – pare – di garantire la vita eterna. Non voglio entrare nel merito dei misteri che svelerete, né del dipanarsi di una trama che chiaramente è il piatto forte di quest’avventura. E che è giusto siate voi a scoprire, se deciderete di acquistare questo titolo. Sappiate solo che si tratta di un’esperienza tutt’altro che breve, soprattutto se la affronterete senza correre verso la conclusione, ma assaporando ad una ad una tutte le emozioni che questo viaggio vi riserverà.
Nel dar vita a questo capitolo Crystal Dynamics e Eidos Montreal non hanno apportato stravolgimenti ad una formula che aveva già dimostrato di funzionare, focalizzandosi più che altro sugli affinamenti e ascoltando con molto attenzione il feedback dei giocatori.
Scegliendo la versione Xbox One fin dai primi momenti di gioco sarete catturati da un comparto tecnico di assoluta eccellenza. Resterete a bocca aperta di fronte al dettaglio degli ambienti e alle animazioni della protagonista, sempre fluide e naturali pure nel farsi strada a fatica attraverso la neve fresca. Il tutto supportato da un sofisticato sistema di illuminazione e da una regia spiccatamente cinematografica. Anche se il frame rate, è bene precisarlo, non è così fermamente ancorato alle 30fps e a volta mostra qualche piccola incertezza.
Dovrete quindi ritornare sui vostri passi più e più volte, man mano che avanzerete nel gioco, se vorrete sbloccare schemi di armi da aggiungere al vostro inventario.
Il gameplay è ancora una volta un mix sapiente di azione, platforming, combattimenti e furtività. Che si ispira sicuramente ai titoli di riferimento del genere, ma che fa soprattutto leva sulle (ottime) basi gettate dal precedente capitolo, potenziate in ogni loro aspetto. Fare paragoni con Uncharted non gli renderebbe però giustizia. La serie Naughty Dog è completamente “story driven” e scriptata e punta tutto su sequenze d’azione da blockbuster hollywoodiano. Mentre Tomb Raider, pur senza rinunciare a queste ultime si riconferma un titolo molto più aperto. Che lascia spazio all’improvvisazione. E dove l’esplorazione soprattutto gioca un ruolo chiave. Certo, potrete seguire la trama principale e così facendo completare il gioco in una quindicina di ore. Ma vi perdereste il gusto di scoprire segreti e oggetti nascosti, all’interno di ambientazioni più vaste e dettagliate che mai. Il viaggio è lungo e vale ampiamente il prezzo del biglietto!
“Open world a zone”
In Rise of the Tomb Raider avrete tanti modi di personalizzare e migliorare la vostra esperienza di gioco. Anche cambiare abito a Lara non sarà solo un vezzo da “fashionista”.
Poche storie: questo è un titolo openworld. Certo nel progredire attraverso l’avventura attraverserete alcune aree più circoscritte, diciamo “di passaggio”. In cui sarete costretti a seguire un percorso già tracciato, con abbondanza di situazioni scriptate. Ma superate queste vi ritroverete all’interno delle aree cosiddette “hub”, ossia degli ambienti sandbox molto grandi, in cui potrete agire in totale libertà, mettendo a frutto le varie abilità di Lara, arrampicandovi, dissotterrando oggetti, risolvendo enigmi e raccogliendo documenti che vi daranno una visione più ampia sulle vicende del gioco. Ed è all’interno di queste aree – dalle due alle tre volte più grandi che nel precedente Tomb Raider – che passerete la maggior parte del vostro tempo.
Durante l’esplorazione di queste aree vi tornerà utile l’Istinto di Sopravvivenza, che chiaramente ritorna anche in questo capitolo e che potrete attivare in ogni momento premendo lo stick destro del pad. Si tratta dell’equivalente del’occhio dell’aquila di un Assassin’s Creed o della visione del detective di un Batman Arkham, giusto per intenderci. Ovvero l’abilità di individuare, nell’ambiente circostante, oggetti rilevanti e punti d’interesse. Ad esempio collezionabili, oppure documenti, ma anche punti di appiglio per scalate, elementi di puzzle ambientali e così via. L’abilità è utilizzabile solo da fermi e si disattiva muovendosi, per far sì che non si finisca per giocare tenendola sempre attivata. Vista la sua importanza però vi ritroverete a fare click continui sullo stick, almeno fino a che non potenzierete Lara con delle abilità specifiche che vi permetteranno di individuare gli oggetti vicini a voi senza bisogno di ricorrere all’Istinto di Sopravvivenza.
Del resto ci sono quasi 400 oggetti da raccogliere nel gioco. E se vorrete farli vostri dovrete dedicare un bel po’ di ore all’esplorazione e fare ampio uso dell’istinto. Preparandovi inoltre a una bella dose di backtracking. Fin dall’inizio vi accorgerete infatti che alcune parti della mappa non saranno subito accessibili, perché vi mancherà un’abilità specifica o l’equipaggiamento necessario. Dovrete quindi ritornare sui vostri passi più e più volte, man mano che avanzerete nel gioco, se vorrete sbloccare schemi di armi da aggiungere al vostro inventario, o documenti importanti per una migliore comprensione della storia. In tutto questo verrete aiutati dall’opzione di spostamento rapido, che vi permetterà di muovervi all’istante da un accampamento all’altro. Ogni accampamento è identificato da un focolare ed è qui che potrete configurare i punti abilità, selezionare le armi da portare con voi e potenziare armi ed equipaggiamento.
Nel progredire attraverso l’avventura attraverserete alcune aree più circoscritte, diciamo “di passaggio”. In cui sarete costretti a seguire un percorso già tracciato, con abbondanza di situazioni scriptate.
In ogni momento potrete decidere se abbracciare l’anima più “open” del gioco, oppure immergervi più a fondo nella storia, senza per questo precludervi la possibilità di tornare sui vostri passi, per esplorare una zona attraversata in precedenza. Il tutto senza l’impiccio dei caricamenti, presenti solo durante gli spostamenti rapidi e mai all’interno di una singola zona, per grande che sia. Potrete quindi giocare Rise of the Tomb Raider come un’avventura senza soluzione di continuità nel passaggio dalle sequenze giocate agli intermezzi cinematici.
“Esperienza di gioco su misura”
Esplorando la mappa di gioco, scoprendo punti di interesse, raccogliendo oggetti, sconfiggendo nemici o risolvendo enigmi guadagnerete esperienza e anche crediti. Con l’esperienza potrete salire di livello, sbloccando ogni volta un punto di abilità, da spendere in uno dei tre rami di specializzazione del personaggio: combattimento, caccia o sopravvivenza. Per rendere Lara più coriacea durante gli scontri, o per migliorare le opzioni di furtività oppure per rendere semplice l’individuazione dei segreti del gioco. Proprio come in un RPG.
In ogni momento potrete decidere se abbracciare l’anima più “open” del gioco, oppure immergervi più a fondo nella storia, senza per questo precludervi la possibilità di tornare sui vostri passi, per esplorare una zona attraversata in precedenza.
Con i crediti invece potrete comprare delle carte da gioco nel negozio. Immaginate le carte un po’ come quelle introdotte da Titanfall e riviste di recente anche in Halo (o prossimamente in Star Wars Battlefront). Ovvero dei “consumabili”, con cui potrete sbloccare nuovi completi per Lara o opzioni particolari da impiegare nella modalità Sopravvivenza, di cui vi parlerò dopo.
In più ci sono le “monete bizantine”, pure queste sparse per la mappa, che vi permetteranno di accedere a potenziamenti esclusivi e nuovi completi attraverso l’emporio della Trinità, presente in una delle zone hub del gioco.
Ci vorranno intorno alle 40 ore per completare il gioco al 100%.
Insomma in Rise of the Tomb Raider avrete tanti modi di personalizzare e migliorare la vostra esperienza di gioco. Anche cambiare abito a Lara non sarà solo un vezzo da “fashionista”. Alcuni completi vi daranno infatti dei bonus specifici, come la capacità di rigenerare più rapidamente la salute dopo aver subito del danno. Ma questo solo dopo aver completato la missione opzionale “Infiltrata”.
Nel corso delle vostre esplorazioni non dovrete solo raccogliere collezionabili ma anche risorse. Ad esempio erbe medicinali per potervi curare oppure legna con cui costruire frecce. E poi con l’arco andare a caccia di animali, che vi permetteranno di ottenere altre risorse con cui fabbricare equipaggiamento o completi.
I combattimenti ripropongono pure qui una struttura collaudata, molto simile in questo caso a quella di un The Last of Us più che a un Uncharted.
La componente di “crafting” riveste un ruolo chiave nell’esperienza di gioco, quindi dovrete cogliere ogni occasione utile per procurarvi le materie prime. Soprattutto quando un messaggio vi segnalerà la presenza, nelle vicinanze, di qualche animale raro. Potrebbe anche capitarvi di essere attaccati da un branco di lupi, magari mentre siete intenti a cercare l’ingresso di una tomba. Ed esplorando la loro tana potreste ritrovare il corpo di una preda, da scuoiare per ricavare altre risorse. Tutti questi elementi andranno ad arricchire e diversificare la vostra esperienza di gioco. Anche se le attività di caccia e crafting potevano a nostro avviso essere implementate meglio. Gli animali da cacciare non sono così tanti e nemmeno troppo impegnativi da sconfiggere. Ci sarebbe piaciuta una sfida maggiore su questo fronte. Inoltre spesso vi troverete ad avere fin troppe risorse con voi. E raccoglierne di ulteriori non solo non sarà vantaggioso, ma addirittura non possibile.
Nelle aree hub troverete anche degli alleati, che vi affideranno delle missioni opzionali. Portandole a termine otterrete attrezzatura aggiuntiva, ad esempio un grimaldello, con cui scassinare forzieri che vi daranno componenti per armi e attrezzi per il potenziamento. E trovati tutti i componenti di un’arma potrete equipaggiarla in un qualsiasi campo base.
Come vedete le cose da fare davvero non mancano tant’è che ci vorranno intorno alle 40 ore per completare il gioco al 100%. La quantità di sfide, segreti e misteri vi conquisterà!
Fin qui vi ho parlato della libertà d’azione dei contenuti. Ora voglio concentrarmi sul gameplay. Durante le sequenze ambientate in Siberia prenderete confidenza con il rampino. Che vi permetterà di aggrapparvi a pareti di roccia o ghiaccio e di scalarle. E più avanti nel gioco di produrvi in acrobazie degne della Lara Croft che tutti conosciamo. Ma che tornerà anche utile durante gli scontri in corpo a corpo, per mettere fuori gioco i nemici, magari in modo furtivo arrivando di soppiatto alle loro spalle.
Fortunatamente i checkpoint automatici sono frequenti e vicini tra loro, quindi un errore non significherà mai dover ricominciare daccapo una lunga sezione di gioco.
I combattimenti ripropongono pure qui una struttura collaudata, molto simile in questo caso a quella di un The Last of Us più che a un Uncharted. Il gioco vi inviterà ad utilizzare in modo creativo le abilità di Lara. Soprattutto l’arco, con i vari tipi di frecce, che potranno ad esempio confondere i nemici diffondendo nubi di veleno, incendiarli o farli esplodere. Ma potrete anche utilizzare le maniere forti imbracciando mitra, fucili a pompa e pistole. Oppure come già detto ricorrere alla furtività e al rampino. O ancora fabbricare esplosivi da lattine e bottiglie, che potrete poi usare per creare dei diversivi o per attirare i nemici verso un punto preciso. Magari un cespuglio, visto che avrete la possibilità di mimetizzarvi tra la vegetazione. Intendiamoci subito: la componente stealth di Rise of the Tomb Raider non raggiunge la sofisticazione di quella messa in campo da un vero stealth game come un MGS. L’IA sarà abile ad accerchiarvi e mettervi in difficoltà durante i combattimenti, anche ai livelli di difficoltà più bassi, diventando invece prevedibile nell’approccio stealth. Ad esempio non avrete nessuna reazione dalle forze nemiche nemmeno uccidendo qualcuno impegnato in una conversazione via walkie talkie. Ma non è nulla a mio avviso che pregiudichi l’equilibrio davvero invidiabile di quest’esperienza di gioco.
“Ritorno alle origini”
Sta bene l’esplorazione, i combattimenti, la componente survival, quella open world ed rpgistica. Ma non sarebbe un Tomb Raider senza gli enigmi ambientali. E da questo punto di vista Rise of the Tomb Raider non delude, con enigmi che metteranno a dura prova le vostre capacità e vi imporranno di pensare fuori dai soliti schemi. Tutto questo raggiungerà l’apice con le Tombe della Sfida. Non semplici dungeon opzionali, ma un vero e proprio tuffo nel passato della serie, attraverso cui sbloccare armi o abilità esclusive.
Attraverso le spedizioni guadagnerete crediti, da spendere nel negozio in nuovi pacchetti di carte, insieme a medaglie se supererete determinate sfide.
Ma prima dovrete destreggiarvi tra sezioni di platforming ben strutturate e complesse al punto giusto, piene di colpi di scena e di sequenze che omaggiano la cinematografia di genere. E proprio qui sperimenterete la vera essenza di Tomb Raider, mentre dondolerete tra assi traballanti su precipizi spaventosi, premendo il tasto X giusto in tempo per non perdere la presa dopo un salto millimetrico. Raramente avrete momenti di tregua! E intanto sbaglierete, ma non vi peserà troppo. Fortunatamente i checkpoint automatici sono frequenti e vicini tra loro, quindi un errore non significherà mai dover ricominciare daccapo una lunga sezione di gioco.
Quando poi vorrete prendervi una pausa dalla campagna potrete sempre tornare al menù principale e affrontare le Spedizioni. Che estendono considerevolmente l’esperienza di gioco. Attraverso le spedizioni potrete ad esempio rigiocare i livelli della campagna, in uno qualsiasi dei 4 livelli di difficoltà. Sia in modalità classica che “elite”, ovvero con equipaggiamento e abilità potenziate. Inoltre potrete personalizzare la vostra esperienza di gioco attraverso le carte acquisite del negozio. La maggior parte di queste si consumerà con l’uso, ma quelle dal bordo dorato saranno permanenti. Attraverso le spedizioni guadagnerete crediti, da spendere nel negozio in nuovi pacchetti di carte, insieme a medaglie se supererete determinate sfide. Completando determinati obiettivi riceverete direttamente dei nuovi pacchetti di carte. Potrete anche confrontarvi con i vostri amici nelle classifiche online, giocando contro il tempo e cercando di conquistare il punteggio più alto o il maggior numero di medaglie. Mentre nella modalità “Resistenza dei discendenti”, sempre all’interno delle spedizioni, potrete creare e poi giocare missioni personalizzate scegliendo luogo, condizioni meteo (ad esempio sereno o neve), momenti della giornata (giorno o notte), obiettivi (fino a 5) e nemici. Personalizzando abilità e dotazione sempre attraverso le carte. Potendo scegliere fino a 5 carte equipaggiamento e fino a 5 carte di rafforzamento o indebolimento. Chiaramente a missioni più difficili corrisponderanno ricompense in crediti più ricche. Potrete anche giocare le missioni create dai vostri amici e dalla community oppure condividere le vostre.
Come vedete i contenuti presenti nel gioco sono davvero molti, anche se rivolti ad un’esperienza in single player. Con la componente online rappresentata unicamente dal confronto basato su classifiche e dalla condivisione delle missioni.
“Avventura con la A maiuscola”
Potrete personalizzare la vostra esperienza di gioco attraverso le carte acquisite del negozio. La maggior parte di queste si consumerà con l’uso, ma quelle dal bordo dorato saranno permanenti.
Rise of the Tomb Raider mi ha conquistato fin dalle prime ore di gioco. Con una storia immersiva, coinvolgente e ottimamente interpretata anche dai doppiatori italiani che hanno dato voce ai personaggi. In testa a tutti la bravissima Benedetta Ponticelli nei panni di Lara. Mi ha conquistato soprattutto per lo spettacolo visivo che porta in scena e per la qualità del gameplay. Dopo tanto tempo un titolo della serie riesce di nuovo a suscitare stupore e meraviglia. E ad incollarti allo schermo.
Le missioni opzionali diventano subito una calamita. Perfino raccogliere i collezionabili non vi peserà. Non lo vivrete come un impegno, ma come un divertimento, come è giusto che sia, man mano che apprenderete nuove abilità, man mano che Lara si trasformerà da ragazzina insicura all’esploratrice esperta e determinata che abbiamo imparato a conoscere ed amare.
Sta bene l’esplorazione, i combattimenti, la componente survival, quella open world ed rpgistica. Ma non sarebbe un Tomb Raider senza gli enigmi ambientali.
E quando avrete completato il gioco non finirà comunque lì. Avrete ancora qualcosa da collezionare. E poi le spedizioni, le carte del negozio, i livelli di difficoltà più elevati con cui confrontarvi, a rinnovare la sfida e ad aumentare la longevità di un titolo che saprà tenervi impegnati per decine e decine di ore.
Il level design, la quantità di contenuti, la qualità soprattutto degli enigmi rendono questo nuovo Tomb Raider un vero punto di riferimento per il genere action adventure e una pietra miliare per la serie. Un altro grande titolo, insieme ad Halo 5, che andrà ad arricchire il Natale di Xbox One.
È un grande momento per i possessori di questa console. Mentre per tutti gli altri… sarà una lunga attesa, da qui al prossimo anno.
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