La lista dei videogiochi che, per un motivo o per l’altro, non usciranno o non sono usciti nelle date che erano state previste si allunga. Probabilmente fino a non molto tempo fa scegliere di spostare in avanti l’uscita del videogioco era l’extrema ratio per gli studi di sviluppo ma si è di recente trasformata in una scelta come un’altra.
Nella nostra casella di posta della redazione, cui vi invitiamo sempre a scrivere se avete pensieri che volete condividere con noi e non vi va di passare per i social, abbiamo ricevuto diversi messaggi telegrafici di videogiocatori e videogiocatrici che non ce la fanno più.
Le due gocce che hanno fatto traboccare il vaso sono state Starfield e The Legend of Zelda Breath of the Wild 2. La grande epopea fantascientifico spaziale di Bethesda sarebbe dovuta essere il gioiello della corona di Xbox del periodo pre-natalizio, o forse avremmo potuto immaginarcelo come puntale d’oro del loro gigantesco albero di Natale mentre per Breath of the Wild 2 l’uscita è stata semplicemente spostata da una data da qualche parte entro la fine di quest’anno alla primavera dell’anno prossimo.
Possibile che sia tutta colpa della pandemia? Gli studi di sviluppo hanno per caso paura di ripercorrere la strada accidentata in cui si sono ritrovati CD Projekt Red e Cyberpunk 2077? Vogliono solo dare il massimo? O le motivazioni vanno cercate altrove?
Esiste nella storia dei videogiochi una citazione che per tanti è uscita dalla bocca di Shigeru Miyamoto ma che in realtà a quanto pare si perde nella notte dei tempi. La citazione, a prescindere che l’abbia detta il CEO di Nintendo o meno, recita così: “Un gioco che arriva in ritardo può essere un buon gioco ma un gioco fatto di fretta è brutto per sempre”. Nella storia di Nintendo questa frase deve essere stata il mantra che ha portato la società a decidere di spostare l’uscita di Ocarina of Time al 1998 quando invece sarebbe dovuto arrivare intorno al 1996.
Ma, dato che non sempre le cose vanno come dovrebbero anche nel mondo fatto di uno e zero della tecnologia, nella storia dei videogiochi ci sono sempre stati titoli annunciati e dati per sicuri e poi frettolosamente spostati a una data d’uscita più lontana. Nella maggior parte dei casi l’uscita viene spostata in avanti perché lo sviluppo si è rivelato più complicato di quanto inizialmente preventivato. Quando per esempio un gioco cambia motore grafico per poter stare al passo con la tecnologia tante volte non bisogna ricominciare da capo ma quasi. Altre volte sono le congiunture astrali a mettere i bastoni fra le ruote ed è il caso di quello che è successo con la pandemia. Tutto ciò che era stato programmato in uscita per quest’anno e per l’anno prossimo ovviamente sarebbe dovuto entrare in produzione nei due anni che invece abbiamo passato a schivare il covid.
Il ritardo nell’uscita serve però anche a dare più tempo agli sviluppatori perché il gioco arrivi in quella forma che era stata immaginata all’inizio ma basta guardare quello che sta succedendo con Battlefield 2042 per renderci conto che certe volte neanche spostare la data di uscita serve a dare ai giocatori un gioco che non faccia acqua da tutte le parti. E veniamo allora ai due grandi annunci riguardo Starfield e Breath of the Wild 2. Entrambi sono stati posticipati e per capire la profondità della frustrazione dei fan vale la pena ricordare di come Todd Howard abbia più volte ripetuto nel corso dei passati mesi quanto in realtà lo sviluppo del gioco stesse andando bene e che la data, che lo ricordiamo era fissata al 23 di novembre, era scritta con l’inchiostro e non con la matita. Dov’è finita tutta questa roboante sicurezza? Pobabilmente si è scontrata con la realtà. Una realtà che deve fare i conti con il marketing: una bestia che va nutrita costantemente o rischia di fagocitarti.
Vanno infatti pompati trailer, teaser trailer, concept art, gameplay trailer con la scritta piccolissima che chiarisce che non sono dei veri gameplay trailer ma nessuno ci bada basta che il video si pubblichi. Tutto per tenere desta l’attenzione di un pubblico che purtroppo con la quantità di prodotti a disposizione fa fatica a concentrarsi per più di pochi minuti. Quindi i giochi vengono annunciati quando magari sono un embrione fatto di una manciata di idee rarefatte, per poi sostenersi con gli scarabocchi o le demo tecniche fino a quando non camminano con le loro gambe. In questa guerra per il marketing, quindi, gli sviluppatori cercano disperatamente di fare ciò che possono per stare al passo. Ma, per citare un altro adagio, l’asino può pendere da una parte sola e se agli sviluppatori non viene dato modo e spazio per lavorare si rischiano poi i Cyberpunk 2077 e i Battlefield 2042. O la frustrazione di una data che viene bucata.
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