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Approfondimenti

RISPONDIAMO AI LETTORI – Io la pubblicità mentre gioco non la voglio

L’argomento di questa settimana della nostra rubrica in cui cerchiamo di dire la nostra su temi proposti dai lettori e dalle nostre lettrici non poteva che essere quello relativo all’annuncio secondo cui Microsoft e Sony stanno pensando di inserire in alcune categorie di videogiochi delle pubblicità.

Non ci è stato possibile scegliere nessun altro argomento dato che abbiamo ricevuto una serie di messaggi attraverso la chat della nostra pagina Facebook il cui riassunto, al netto delle emoji che potete immaginare, era più o meno: “ io la pubblicità quando gioco non la voglio. Ho pagato voglio giocare in pace”. Ed è un sentimento assolutamente comprensibile.

RISPONDIAMO AI LETTORI – Io la pubblicità mentre gioco non la voglio (foto: Unsplash)

Ma comprensibile non sempre significa corretto. E come sempre siamo andati a ravanare in profondità per cercare innanzitutto di capire quali sono realmente le intenzioni dei due colossi dei videogiochi cui, con una tempistica che vale la pena sottolineare, sembra fare eco una decisione che stanno prendendo dentro Netflix e Disney+.

Perché se Microsoft ha annunciato che nei suoi giochi free-to-play potrebbero apparire banner pubblicitari con cui gli sviluppatori degli stessi giochi possono rimpinguare le proprie casse, Netflix sta pensando di creare un abbonamento più economico ma che vi costringerebbe a guardare gli spot pubblicitari esattamente come avviene con la TV per cui pagate solo il canone. E in questo secondo caso i soldi andrebbero alle casse della (povera) grande N.

Videogiochi e pubblicità, perché con lo streaming ci dà fastidio?

L’idea che dopo aver acquistato una console e un videogioco e magari anche un abbonamento improvvisamente lo schermo della TV possa assomigliare a quello del cellulare quando decidete di scaricare uno di quei giochini gratuiti ma pieni di spot, fa decisamente raccapriccio. Fa raccapriccio anche a noi.

RISPONDIAMO AI LETTORI – Io la pubblicità mentre gioco non la voglio (foto: Unsplash)

Soprattutto perché siamo stati negli anni addestrati a percepire i servizi in abbonamento come oasi felici senza pubblicità. Ma, e se siete abbonati alla piattaforma satellitare per eccellenza ve ne siete accorti, perfino le piattaforme a pagamento si sono lentamente piegate e qua e là buttano qualche spot che non riguarda strettamente i propri programmi. Nessuno però è salito sugli scudi per questa sottile trasformazione. Adesso però che Microsoft, Sony ma anche Netflix e Disney hanno annunciato che probabilmente occorrerà infilare da qualche parte gli spot pubblicitari si è aperta la discussione.

E la discussione si è accesa soprattutto perché i videogiocatori per console non sono ovviamente abituati a vedere la pubblicità quando giocano. C’è da dire che, stando a quello che finora si sa del modello scelto da Microsoft, non dovremmo avere improvvisi stacchi pubblicitari e spot a tutto schermo ma, probabilmente con un sistema simile a quello utilizzato per la serie Yakuza, le pubblicità si confonderanno con l’ambiente di gioco. A differenza poi di quello che avrebbero intenzione di fare Disney e Netflix, Microsoft ha da subito chiarito che la pubblicità non serve a sostenere l’azienda ma a dare modo ai developer di guadagnare in più soprattutto quelli che fanno giochi free-to-play.

Questa sottile differenza potrebbe in realtà far rientrare almeno in parte la polemica. Ciò non toglie che la reazione nei confronti dell’idea di avere altra pubblicità anche durante i videogiochi dimostra come si tratti di un momento che sentiamo di esserci guadagnati e che quindi vorremmo rimanesse tutto per noi e non si trasformasse nell’ennesimo carosello di inutili oggetti imperdibili da comprare. Se volete riderci su un po’ c’è un episodio dei Simpson, perché c’è sempre un episodio dei Simpson, che decisamente raccolta del problema della pubblicità: andatevi a ritrovare quella volta in cui la famiglia gialla si è ritrovata a guardare il proprio futuro nel casinò indiano.

Valeria Poropat

Sono Valeria e adoro la tecnologia e la parola scritta. Dopo la maturità classica ho studiato lingue presso La Sapienza di Roma e sono specializzata in traduzione e transcreazione. A un anno e mezzo ho incontrato un Commdore 64 e a otto anni ho deciso che avrei fatto la giornalista. Alla fine, ho trovato il modo di mettere tutto insieme e ho scoperto nel mondo dell'informazione tech il mio ambiente naturale. Mi occupo di tutto ciò che è tecnologia, con una predilezione per i videogiochi e le innovazioni che sono in grado di migliorarci la vita.

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