Per tutti gli streamer che lavorano attraverso Twitch e sulle altre piattaforme creando periodicamente contenuti che vengono goduti da migliaia di utenti ogni giorno arrivano notizie incoraggianti. E per una volta arrivano dal parlamento italiano.
Abbiamo seguito qualche tempo fa la vicenda relativa alla chiusura in fretta e furia di tutte le sale LAN a seguito di una denuncia che ha in realtà riportato alla ribalta la mancanza, nel nostro ordinamento giuridico e del mondo del lavoro, una regolamentazione efficace che riconosca la presenza di questi spazi come diversi da una sala slot o da una sala giochi classica.
E mentre il percorso legislativo per le sale LAN rimane lungo, almeno per i content creator qualcosa si sta muovendo. E per una volota forse abbiamo fatto una cosa fatta bene.
Twitch, Youtube e i social come luoghi di lavoro
Chi crea contenuti per il mondo digitale lo fa spesso per passione ma da questa passione tanti hanno iniziato a trarre un reddito e a trasformare i video e i post in qualcosa di più simile a una professione che non a un passatempo. Ora, con l’approvazione di un emendamento ad hoc nel DDL Concorrenza, i content creator sono riconosciuti come professionisti a tutti gli effetti.
La strada che ha portato a questo primo (e storico per il nostro Paese sempre notoriamente indietro sulle questioni tecnologiche) passo è iniziata lo scorso anno quando Cosmaro Lombardo ideatore del Web Marketing Forum portò alle Camere i risultati di una prima indagine conoscitiva proprio riguardante i content creator di Twich e delle altre piattaforme. Con l’apporvazione dei commi I-bis e I-ter dell’articolo 28 del nuovo Decreto Concorrezza facciamo ufficialmente un passio avanti verso un vero riconoscimento di queste figure professionali come lavoratori veri.
E infatti nei due commi si legge che verranno individuate specifiche categorie di controlli per creatori di contenuti digitali “tenendo conto dell’attività economica svolta” e si prevederanno “meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie tra creatori di contenuti digitali e relative piattaforme”. Quello che Lombardo auspica è che ora si possa, tra le altre cose, prevedere per esempio codeici ATECO specifici che identifichino queste professionalità.