Arriva una novità sull’argomento delicato di internet. La proposta emanata da Telecom, per il router WiFi, è respinta dal Consiglio di Stato
Il ricorso in secondo grado di Telecom Italia contro una delibera dell’Agcom del 2018 è stato respinto dalla massima autorità giudiziaria per questioni amministrative. La delibera di Telecom garantiva la scelta del proprio router WiFi ai consumatori per collegarsi al web. L’esito della sentenza del Consiglio di Stato stabilisce che, gli utenti di internet, possono utilizzare un proprio modem per la connessione senza vincoli imposti dagli operatori di rete.
Una sentenza emessa dalla sesta sezione, con la quale il giudice dichiara: “In parte inammissibile e in parte infondato il ricorso presentato da Telecom Italia nei confronti della delibera Agcom in materia di modem libero, chiudendo definitivamente la vicenda”. Tutti questo viene reso noto da Fulvio Sarzana, legale di Assoprovider, associazione di internet provider indipendente.
La vicenda risale alla delibera Agcom del 2018. Qui si è stabilita la libertà per i consumatori di scegliere il router preferito per collegarsi alla rete ed usufruire di internet. Dal primo dicembre di quello stesso anno tutte le compagnie telefoniche dovettero iniziare a proporre abbonamenti differenziati, con o senza modem. Fino ad allora si è dato in dotazione il proprio apparecchio, facendolo poi pagare a rate nelle bollette emesse.
Le autorità, riccolegandosi al regolamento europeo sull’accesso ad un internet aperto, sono intervenute vietando alle compagnie telefoniche di imporre il loro device. Le compagnie infatti aumentavano le tariffe o, talvolta, si rifiutavano di fornire la connessione a tutti coloro che sceglievano un device differente. È arrivata allora conferma ora dal Consiglio di Stato.
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Confermando la direzione già indicata dalla precedente sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, che aveva già respinto i ricorsi di Tim e Wind 3 nel 2020. Stando all’ultima decisione, le autorità hanno il dovere di intervenire “d’autorità su clausole in contrasto con norme imperative” e di “agire contro accordi o pratiche commerciali”. Tutto ciò se gli operatori dovessero applicare contro il diritto al modem libero.
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