Rust
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Rust

Se qualcuno, qualche anno fa, ci avesse detto che avremmo speso del danaro sonante per acquistare un videogioco ancora in fase di sviluppo, probabilmente avremmo accusato quella persona di essere folle. Oggi, invece, esiste un nuovo trend nel mercato videoludico, l’accesso anticipato, che mese dopo mese sta riscuotendo un successo considerevole. Tra gli esponenti di questa nuova tendenza ci sono titoli di tutti i generi, dal simulatore di guida Assetto Corsa, a opera del team italiano Kunos Simulazioni, ai survival multiplayer come DayZ.

Sappiamo che è un mondo postapocalittico privo di ogni segno di civiltà.

Uno dei giochi più ambiziosi e promettenti appartenenti a questa stessa categoria è Rust. Il titolo è stato ideato e sviluppato da quel Garry Newman noto a tutti per il sandbox game Garry’s Mod, tutto basato sul concept della “costruzione”. Nato come un incrocio perverso tra Minecraft e DayZ, Rust è definibile come un survival sandbox con una evidente componente multiplayer. In un contesto postapocalittico, il giocatore deve ingaggiare un’estenuante lotta per la sopravvivenza che lo obbligherà a difendersi dagli attacchi degli zombi che, come in ogni buon titolo postapocalittico successivo alla febbre di the Walking Dead, infestano l’ambientazione di gioco. L’enorme area rurale in cui è ambientata questa alfa può ospitare non più di qualche centinaio di giocatori, costretti in più occasioni a lottare tra loro a causa della scarsità delle risorse.

Fin dalla sua prima uscita su Steam, il gioco ha subito notevoli aggiornamenti che, oltre a eliminare alcuni fastidiosi bug e migliorare notevolmente la grafica e le texture, in alcuni casi ne hanno cambiato aspetti fondamentali. Uno dei capisaldi dell’esperienza di Rust rimane però il sistema di crafting, profondo e molto versatile. Attraverso la raccolta di oggetti è possibile costruire una grande varietà di oggetti, dalle armi agli strumenti di costruzione, fino ad arrivare alle abitazioni, fondamentali ai fini della sopravvivenza. Certo, risulta poco credibile che un sopravvissuto con pochi mezzi riesca a costruire complesse armi da fuoco, soprattutto considerata la natura survival del gioco; e nemmeno la condizione di alfa-test del titolo riesce a giustificare errori di questo tipo, del tutto concettuali. Le prime ore sono dedicate interamente a comprendere le poche ed elementari meccaniche di gioco: riuscire a sopravvivere alla prima notte in Rust è quanto di più vicino a un’esperienza in un campo di sopravvivenza che il videogiocatore medio possa fare.

Uno dei capisaldi dell’esperienza di Rust rimane però il sistema di crafting.

Il transfer emotivo con il proprio personaggio è totale, poiché legato a quel fondamentale istinto di conservazione che distingue tutti gli esseri viventi. Qui emerge la crudeltà degli sviluppatori, che hanno impostato il titolo in modo tale che, una volta sconnesso dell’account, il giocatore non può difendere i beni accumulati durante la sessione precedente. Oltre a questo, per una banale questione di “spazio”, sono gli stessi developer a distruggere, con una frequenza di 5 giorni, tutti gli oggetti creati dagli utenti, comprese le abitazioni. Vi assicuro che, pur comprendendo dal punto di vista razionale questa necessità, non sono pochi gli scompensi emotivi che genera! Ciò che in realtà manca a un titolo come Rust è una macrostruttura all’interno della quale immaginare le nostre azioni.

La libertà è sicuramente un elemento importante di questo tipo di giochi, ma dare completa autonomia ai giocatori significa lasciare loro il controllo totale sui contenuti di gioco.

Sappiamo che è un mondo postapocalittico privo di ogni segno di civiltà, in cui l’umanità è stata ridotta da un qualche evento catastrofico all’indigenza e all’arretratezza tecnologica.
Sappiamo che questo evento ha causato una strana mutazione in alcune persone che, a seguito di questa cosa, sono diventate una sorta di zombi assassini.
Sappiamo che il nostro unico scopo è costruirci, mattone dopo mattone, la sopravvivenza, alleandoci con altri giocatori o scatenando lotte fratricide. Ma dov’è il senso di tutto ciò?

La libertà è sicuramente un elemento importante di questo tipo di giochi, ma dare completa autonomia ai giocatori significa lasciare loro il controllo totale sui contenuti di gioco. Non tutti avrebbero il coraggio di fare una scelta di questo tipo, ma, dopo le prime ore dentro il mondo di Rust, emerge in modo lampante che è proprio questo l’obiettivo di Newman e soci: spiazzare il giocatore. La nudità dei personaggi e l’estrema violenza e crudeltà di alcuni momenti di gioco mettono alla prova anche il gamer più stoico e smaliziato. Alla luce di tutte le caratteristiche evidenziate e di quanto visto fino ad ora nella versione alfa, Rust è uno di quei titoli da tenere d’occhio, uno di quei giochi che, nel prossimo futuro, regaleranno molte ore di sano intrattenimento survival ai loro estimatori.

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