In questi anni i porting videoludici sono diventanti sempre più presenti sul mercato: ecco perché sono importanti per il mercato e per gli appassionati di videogame.
C’è una grande fetta di videogiocatori che vede nei port (o porting) videoludici il male e chi invece ritiene che siano una risorsa fondamentale per il settore videoludico. In primo luogo cerchiamo di capire di cosa si tratta. In sostanza si tratta di adattamenti di un videogame ad una piattaforma differente da quella originale. Il porting può essere fatto da una console di vecchia generazione ad una di quella attuale (ciò che fa Nintendo per gran parte del suo catalogo) oppure può riguardare il passaggio di una ip originariamente pensata per Ps5 o Xbox Series X ai Pc o alla console della concorrenza.
Per intenderci meglio è ciò che è capitato ad esempio con Deathloop, gioco sviluppato per Ps5 e solo successivamente adattato alla Xbox. Ma è anche ciò che ha permesso a The Last of us Part I di debuttare su pc (con risultati non esattamente lusinghieri) qualche settimana fa. Lo scopo del port è quello di raggiungere un’utenza maggiore rispetto a quella di partenza e dunque permettere a chi produce il videogame di aumentare i profitti e il bacino d’utenza dei propri prodotti.
Si tratta di un’operazione non sempre semplice, specie se il porting viene fatto tra console con architetture completamente differenti. Gli sviluppatori, infatti, decono ricreare il codice di gioco affinché funzioni allo stesso modo su un sistema o più sistemi differenti e si tratta di un lavoro delicato e complesso. Per questa ragione, quando si tratta di port di titoli attuali, spesso la versione originale è quella che gira meglio. Oggi comunque queste problematiche non sono più definitive, visto che la possibilità di aggiornare online il videogame nel corso del tempo permette agli sviluppatori di rimediare agli errori commessi per mancanza di tempo o per mancata ottimizzazione.
Perché i port sono importanti per l’industria videoludica?
Dicevamo che una parte dell’utenza si lamenta di questa tendenza dell’industria a lucrare sui porting. Tra titoli semplicemente adattati, remaster (porting a cui vengono aggiunti miglioramenti di performance e estetici) e remake, il mercato attuale è invaso di titoli vecchi che vengono riproposti. Questo indica una diminuzione di nuove proprietà intellettuali e dunque di giochi nuovi e innovativi ed in un certo senso un calo della creatività del settore. Inoltre spesso questi giochi vengono venduti allo stesso prezzo di quelli nuovi, scelta che viene vista dal consumatore come un tentativo di rubare denaro agli utenti.
Tuttavia i port non andrebbero visti come il male assoluto, a patto che a questi vengano sempre affiancati giochi nuovi e originali. Questo genere di prodotti infatti permette alle aziende di monetizzare e permette a quegli utenti che non conoscevano il videogame in questione o non avevano potuto giocarlo poiché non avevano la console adatta per farlo di recuperarlo. Il costo di produzione inferiore di questi prodotti, inoltre, consente alle aziende di fare cassa e avere budget per produrre nuove ip che possano soddisfare e intrattenere l’utenza di vecchia data e quella nuova.
Visto sotto questo punto di vista, il port è uno strumento utile a tutti e permette al settore videoludico di continuare ad attrarre un numero sempre maggiore di utenti. Un appassionato sarà sempre ben disposto a colmare una lacuna videoludica e la notorietà dei brand che ricevono il port è tale da alimentare discussioni tra appassionati e l’interesse dei media di settore e di quelli generalisti. Ne consegue che un porting di Zelda, Super Mario o Final Fantasy avranno sempre maggiore visibilità all’interno e all’esterno del settore videoludico rispetto ad una nuova ip. Visibilità che è fondamentale affinché il nostro medium preferito continui a crescere e ad intrattenerci.