E se la pausa caffè diventasse qualcosa che può essere sanzionato dal datore di lavoro? Attento a cosa fai e soprattutto tieni d’occhio l’orologio perché rischi.
Fare una breve pausa per un caffè durante l’orario di lavoro è un modo per ritrovare la concentrazione e anche, se magari si lavora davanti al PC, per far riposare gli occhi e scambiarsi qualche battuta con quei colleghi che invece non si vedono mai.
Ma presta attenzione all’orologio perché potresti finire licenziato se le tue pause sono troppo lunghe e se quindi ti assenti in modo eccessivo durante l’orario d’ufficio. Ora c’è una sentenza della cassazione che ribadisce il concetto.
Quando le pause troppo lunghe portano al licenziamento
Quanto dovrebbe durare una pausa nell’orario di lavoro? È chiaro che, al netto di alcune situazioni, può essere sempre possibile fermarsi per qualche minuto anche solo per alzarsi dalla scrivania e fare due passi per sgranchire le gambe. Del resto molti studi dimostrano che passare troppe ore seduti ha effetti deleteri sulla salute umana.
Se non si può fare neanche una breve pausa c’è quindi il rischio paradossale di non essere più produttivi come il datore di lavoro vorrebbe e di gravare anzi sull’azienda in malattia. Ma ci sono dei limiti. E questi limiti dovrebbero essere ovviamente autoimposti. I lavoratori dovrebbero infatti sapere da soli quando le loro pause stanno diventando eccessivamente lunghe.
La riprova arriva da un caso che è arrivato fino alla corte di Cassazione. Un dipendente infatti è stato licenziato dopo che il suo datore di lavoro, con delle prove raccolte da un’agenzia di investigazione privata, ha potuto constatare le assenze ingiustificate prolungate in orario di lavoro (a proposito di lavoro hai visto questo annuncio?).
Il licenziamento era stato ovviamente impugnato dal diretto interessato e il primo grado aveva in effetti ritenuto il licenziamento una misura eccessiva. Passati però alla corte d’appello, il licenziamento era stato invece ritenuto giustificato anche perché era stato giudicato come un danno alla immagine dell’azienda. E dato che tra i compiti dei dipendenti c’è quello di far sì di non produrre danno all’immagine dell’azienda il licenziamento è stato confermato.
In buona sostanza si è trattato però, volendo passare dal rapporto lavorativo stretto a quello umano, di una rottura del rapporto di fiducia che si instaura in ogni situazione sociale. Se non vuoi quindi trovarti a doverti difendere in tribunale da questo genere di accuse cerca di mantenere le pause entro alcuni limiti e soprattutto di ricordarti che l’orario di lavoro deve essere utilizzato per lavorare.
Questo caso ha riportato anche i riflettori sull’utilizzo delle società che si occupano di investigazione. È chiaro che il datore di lavoro deve avere dubbi e poter in un certo senso già dimostrare che c’è qualcosa che non va nel comportamento del proprio dipendente prima di poter fare ricorso a questo genere di servizi.