L’industria videoludica sta apportando grandi cambiamenti e non tutti positivi. Ora c’è una sigla di tre lettere che potrebbe toglierti il tuo gioco preferito.
Ci sono dei cambiamenti sempre più evidenti e profondi in corso per tutta l’industria del videogioco, che ormai è sempre meno un hobby di nicchia e sempre più una realtà enorme e in continua crescita. Le statistiche degli ultimi anni parlano di una popolazione mondiale composta sempre più da videogiocatori, che verranno esposti sempre prima e sempre meglio a questa passione, diventando fin da bambini dei gamer a quasi tutti gli effetti.
Il fatto che ora tutto sia cresciuto in maniera esponenziale ha però portato anche a delle cose negative per l’industria dei videogiochi, con dei problemi non da poco. Ora che non è più un club di soli appassionati che vogliono divertirsi ma una vera e propria grossa industria, che ragione e opera come un’industria, ecco che possono sollevarsi delle storture e delle criticità importanti. Come quelle relative a una sigla, tre lettere, che preannunciano guai.
Sono tanti in questi anni i giocatori che hanno visto improvvisamente i propri titoli venire eliminati e diventare impossibili da videogiocare, malgrado siano stati spesi soldi importanti per poterci giocare. Tutta a causa di una politica che ormai da decenni usano tanti studi, ma col lato negativo della medaglia che sta diventando sempre più visibile di recente.
DRM è l’acronimo di Digital Rights Management (gestione dei diritti digitali). Una sigla che ovviamente non è impressa sul disco o sulla copertina dei titoli che acquistiamo, ma che è presente nella maggioranza assoluta. Infatti, ogni volta che si acquista una forma di contenuto digitale dobbiamo ricordare che di solito non si sta acquistando il contenuto in sé.
Acquistare FC 25 dal Playstation Store non significa avere per sempre questo titolo. Non mi credete? Allora provate ad avviare la versione digitale di FIFA 18 che avete comprato qualche anno fa. Esattamente… Quando paghiamo decine e decine di euro un videogioco in realtà si sta affittando una licenza per consumare quel contenuto su una piattaforma specifica. Un problema dato che gli scienziati stanno tornando a consigliare di videogiocare.
Ogni volta che si acquista un gioco su Steam e tanti altri canali, al nostro account viene aggiunta una licenza per scaricarlo e giocarlo, ma non il gioco in sé. Stessa cosa per Xbox o Playstation. I publisher usano i protocolli DRM per eliminare la pirateria, dato che senza controlli continui sarebbe possibile copiare i file del gioco e passarli agli altri per avere tutti il videogioco. Con la verifica continua, invece, il titolo continuerà ad esserci associato e quindi giocabile.
Ma cosa succede quando un titolo diventa molto vecchio o ha pochi giocatori attivi? Ecco che i server vengono spenti in modo definitivo, e con loro i meccanismi di lettura DRM. Molti videogiochi, anche in single player, stanno sempre di più abbracciando la necessità di essere avviati online proprio perché usano tecnologia DRM, oltre che per ricevere aggiornamenti continui. I titoli in multiplayer poi sono per forza giocabili solo sui server per loro natura.
Se il vostro titolo preferito ha protocolli DRM, e ci sono ottime possibilità che sia così, godetevelo finché potete, presto potrebbe diventare economicamente sconveniente tenerlo vivo. Fortunatamente si stanno pian pino diffondendo piattaforme che vendono giochi senza DRM, come GOG.
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