Arriva il 27 marzo prossimo su itchi.io Shakespeare Showdown – With a Kiss I Die, un titolo che è a metà strada tra il videogioco e l’esperienza interattiva. Alla base del gioco ideato dalla compagnia teatrale Enchiridion, come il titolo suggerisce, c’è un’opera del Bardo: Romeo e Giulietta.
Curiosi come scimmiette digitali, abbiamo deciso di fare subito qualche domanda ai membri di Enchiridion, compagnia teatrale nata alle soglie della pandemia e che ha deciso di unire teatro e videogioco in Shakespeare Showdown – With a Kiss I Die.
Come sempre quando esce qualche prodotto nuovo e fuori dai soliti schemi, la prima domanda che viene in mente è chi lo ha fatto? Ed è proprio quello che abbiamo chiesto agli Enchiridion.
“Noi siamo Enchiridion, una compagnia teatrale nata alle soglie della pandemia globale. Durante il lockdown i teatri sono stati chiusi e le nostre esigenze artistiche non avevano nessun tipo di sbocco in vista”. Un momento ideale per avviare attività teatrali, penseremmo noi ma “Fortunatamente abbiamo trovato e partecipato al Bando Residenze Digitali promosso da Kilowatt e Armunia che promuove progetti che avevano a che fare con performance digitali. Tra le altre proposte, la nostra idea di realizzare un videogioco è stata premiata e da lì abbiamo cominciato il lavoro di produzione e sviluppo”.
E in effetti, un videogioco che parta da Shakespeare è qualcosa di innovativo. Ma, prima di passare alle domande tecniche, abbiamo voluto sapere come una compagnia teatrale si sia mossa nella produzione di un qualcosa di così specifico come sono i videogiochi.
“Abbiamo avuto la fortuna di collaborare con la Gorilla Gang un collettivo under 35 di Torino che si occupa di videomaking e ci ha permesso di girare le scene con gli attori. Uno di loro (Simone Icardi) è un artista che lavora in pixel art, ed è quindi diventato subito parte del team tecnico. Daniele Aurigemma invece (Jarsick Games) è stato il nostro Developer e Level Designer”.
Nel mondo dei developer, gli studi italiani sono pochi e sparsi e, da esterni, abbiamo voluto conoscere il parere dei membri di Enchiridion sul panorama italiano degli sviluppatori.
“Noi siamo stranieri nella terra dello sviluppo videoludico italiano (del nostro team di fondatori solo uno di noi, Matteo, ha cominciato da quest’anno il suo percorso formativo da Game Designer), ci è comunque sembrato che, soprattutto nell’ambiente indipendente, ci siano molti boschi e sottoboschi di comunità che tentano di farcela. Sembrerebbe, ma non lo diciamo troppo forte, che la fruizione di prodotti videoludici si espanda anche tra i casual gamers e questo potrebbe fornire maggiore possibilità per i piccoli studi di emergere”.
Qualcuno ora vorrebbe anche sapere come è fatto il gioco e noi, con qualche capriola per evitarvi gli spoiler, ce lo siamo fatto raccontare. Gli Enchiridion ci hanno spiegato perchè hanno scelto Romeo e Giulietta e, no, non è per il veleno.
“Abbiamo scelto di giocare con Romeo e Giulietta perché in questa storia non c’è un protagonista ma due. E questo ci dava la possibilità di permettere al giocatore di fare subito una scelta capitale: con chi giocherai? A seconda della scelta si vivrà una storia completamente diversa con incontri e sfide differenti.”
Quindi un titolo in co-op per rivivere Romeo e Giulietta? Assolutamente. No.
“Abbiamo pensato di usare i personaggi di Shakespeare e mescolarli in un mondo in cui potessero incontrarsi. Avremo quindi incontri con personaggi presenti nella storia di Romeo e Giulietta, ma anche con creature che derivano da altri pianeti del multiverso shakespeariano, in un Aldilà dove l’obiettivo principale del giocatore sarà quello di ritrovare il tuo amore, e non perderne il ricordo.”
Uno degli aspetti che ci ha colpito da subito è stata, oltre al fatto di aver preso spunto dal Bardo per un prodotto che molti ritengono un passatempo senza impegno, l’estetica in pixel art. Come noi, anche gli Enchiridion subiscono il fascino di questo stile che rimanda agli albori della tecnologia. In più, ci dicono, ne apprezzano la “capacità di essere poetica e funzionale nel suo minimalismo“. Sicuri di essere appena arrivati nel mondo dei videogiochi?
“Crediamo inoltre che si amalgami sorprendentemente bene con la scrittura di Shakespeare: quando nel teatro elisabettiano si mettevano in scena i suoi testi non c’erano mai scenografie e gli spettatori dovevano immaginare continuamente che gli attori fossero in una reggia, in una foresta e così via. Beh, la pixel art ha lo stesso principio: i pixel semplificano, suggeriscono un’idea del soggetto ma necessitano dello sforzo immaginativo dello spettatore per “essere” ciò che rappresentano. In più, proprio grazie a questa loro proprietà, forniscono una vera e propria pluralità di immagini di sé, ognuna di queste dipendente da chi, in quel momento, sta osservando e interpretando quell’ammasso di quadratini monocolore che sono i pixel.”
Quando i videogiochi cominciarono a diffondersi, erano le limitazioni tecniche a dettare le regole e la pixel art era una necessità. Ora che teoricamente si può raggiungere un livello sbalorditivo di fotorealismo, tornare alla pixel art può essere una scelta che si carica di significati molteplici. E Shakespeare Showdown è un titolo che può davvero farci fare un passo in avanti.
Ma Shakespeare Showdown non è solo un gioco fatto di pixel ma un prodotto creativo frutto dello sforzo collettivo di una intera compagnia. E riguardo proprio l’aspetto culturale dei videogiochi, abbiamo voluto chiedere agli Enchiridion cosa ne pensano del videogioco come mezzo di diffusione della cultura, in generale e nello specifico per quella teatrale.
“Pensiamo che ogni cosa possa essere un mezzo per diffondere la cultura. Non solo i videogiochi, ma i fumetti, i film d’animazione e chi più ne ha più ne metta. Nel nostro caso abbiamo voluto che fosse la comunità teatrale a fare un passo verso la realtà videoludica, per questo abbiamo messo su un cast artistico d’eccezione che comprende nomi importanti nel panorama teatrale italiano, quali Tindaro Granata, Iaia Forte, Antonella Questa, Manuela Mandracchia e Marco Maccieri.”
A questo punto, la curiosità è a mille e quindi: dove troveremo Shakespeare Showdown?
“Il gioco uscirà il 27 marzo sulla piattaforma itch.io, e chi lo ha preordinato troverà nella sua casella mail un cofanetto virtuale che comprende gioco e colonna sonora originale, scritta da Matteo Sintucci e Celeste Gugliandolo e suonata dal maestro Francesco Villa. In primavera potrete vederlo in giro per l’Italia nei teatri, nei musei, nei centri di cultura, etc. dentro appositi cabinati arcade come nelle sale giochi degli anni 80/90.”
Di nuovo, una commistione tra una piattaforma di distribuzione per titoli indipendenti e un ritorno alle origini con i cabinati che entreranno nei luoghi della cultura cosiddetta alta. Wicked! Ma, se come speriamo andrà tutto bene, ce ne saranno altri di capitoli? Questa versione digitale del Bardo continuerà?
“L’idea è proprio che Shakespeare Showdown – with a kiss I Die sia solo il primo capitolo di una saga che si occupa di mettere in comunicazione l’ambiente culturale e quello videoludico.” Un ultimo commento sull’esperienza ? “Sicuramente in vista di un secondo capitolo abbiamo intenzione di mettere a frutto tutto ciò che abbiamo imparato in questo breve tempo di sviluppo, in termini di tempistiche, per l’appunto, ma soprattutto di espansione del team tecnico.”
Noi qui non vediamo l’ora di provare il titolo e auguriamo agli Enchiridion tanta MXXXA come si dice in ambiente teatrale. Voi intanto potete guardarvi il trailer del gioco a fondo pagina. E senza INSERT COIN.
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