Fornite ci accompagna, nel bene e nel male, da diversi anni e siamo tutti abituati alla frenesia che circonda ogni aggiornamento, ogni leak e ogni nuovo piccolo cambiamento nel battle royale di Epic. Ma riuscite a immaginare cosa si possa provare nel finire in coma e risvegliarsi in un mondo dominato da questo videogioco?
A raccontare la sua esperienza è un collega di Kotaku e la sua storia personale, che lo ha portato a un passo dalla morte, ci permette di fare una riflessione anche più ampia su come il mondo dei videogiochi possa cambiare e su come certi fenomeni diventino talmente invasivi da infilarsi perfino nelle corsie di un ospedale.
Mike Fahey si è sentito male, è stato operato d’urgenza e poi messo in coma farmacologico per un tempo oggettivamente non troppo lungo. Ma per lui è stato come un salto quantico.
Fortnite, il gioco che non c’era e adesso è ovunque
Ogni volta che nel battle royale di Epic cambia qualcosa o si apre un nuovo evento temporaneo tutto il mondo dei videogiochi si concentra su quella notizia perchè, anche chi non lo gioca, conosce l’isola più folle del pianeta e sa, a grandi linee, cosa succede su quell’isola. Ma com’era prima che il fenomeno di Epic esplodesse? E come lo spiegheremmo a un alieno appena sbarcato?
Più o meno questa deve essere stata la sensazione provata da Mike quando, dopo un mese di coma indotto, finalmente era pronto per affrontare un lungo percorso di riabilitazione che lo avrebbe riportato alla sua famiglia e gli avrebbe permesso di tornare al suo lavoro: scrivere di videogiochi. Vittima della rottura della parete di una aorta, il collega di Kotaku è stato trasportato d’urgenza in ospedale e poi sedato per permettere al suo organismo di riprendersi. Era il marzo del 2018 e il primo embrione di Fortnite non stava andando granchè.
Tempo un mese, Mike per fortuna può essere risvegliato e quello che scopre è che tutti ora sanno che è un giornalista di videogiochi e quello di cui parlano medici, infermieri, pazienti intorno a lui è Fortnite. Una esperienza che sicuramente fa riflettere non solo sui grandi temi della vita e della morte ma anche, più prosaicamente, di come a volte basti poco perchè un videogioco, qualcosa di percepito come “di nicchia”, finisca per assumere proporzioni bibliche e diventi argomento di conversazione anche in un luogo serio e delicato come un ospedale.