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Six Days in Fallujah è rispuntato ma uscirà mai dalla fase alpha?

Un po’ a sorpresa Victura e Highwire Games hanno rilasciato nuove immagini sotto forma di trailer per il controverso e chiacchieratissimo Six Days in Fallujah.

Un gioco che, dobbiamo essere sinceri, anche noi qui in redazione davamo un po’ per disperso. E invece a quanto pare il lavoro su questo sparatutto tattico che ha fatto tanto discutere per l’ambientazione scelta non è stato abbandonato né dal suo team di sviluppo né dal suo publisher. Ma la gestazione di Six Days in Fallujahh sta assumendo i contorni di qualcosa di molto simile a altri giochi che abbiamo visto apparire e  scomparire come balene bianche che si sono poi inabissate per non tornare più.

SDIF (videogiochi.com)

C’è per esempio il caso di Abandoned che addirittura si è trovato al centro di una diatriba che ha costretto i ragazzi di Blue Box Game Studios ha chiarire che il loro gioco non aveva niente a che fare con Hideo Kojima nonostante avessero in effetti prodotto alcuni teaser che effettivamente rimandavano a Silent Hill. Un gioco, Abandoned, che se dovessimo stare alle attività sul profilo Twitter del team di sviluppo, non rilascia informazioni dal novembre dell’anno scorso. E poi c’è sempre la nostra purtroppo inossidabile pietra di paragone: Beyond Good and Evil 2. Ma, almeno in termini di tempistica, Six Days in Fallujah rimane promettente.

Pre beta gameplay per Six Days in Fallujah, che vuol dire?

Quando i videogiochi si sviluppano si passa di solito da una fase di ideazione, si attraversa la fase cosiddetta alpha, si passa alla beta e poi si pubblica. Six Days in Fallujah prodotto da Highwire Games è a quanto pare bloccato in una fase di pre beta. Da qualche parte quindi tra la build alpha, che è un po’ quella in cui si mettono insieme i pezzi alla meglio per vedere se le meccaniche funzionano, e la beta ovvero il momento in cui qualcuno che non siano gli sviluppatori prende in mano un pad o una tastiera e comincia ad esplorare il mondo creato dal team di sviluppo.

Six Days in Fallujah (videogiochi.com)

I due video pubblicati sul profilo YouTube ufficiale di Six Days in Fallujah sembrano davvero promettenti soprattutto nel modo in cui viene ricreata una ambientazione di scontro reale, che non ha nulla a che vedere con la frenesia cui tanti sono abituati quando si tratta di sparatutto. Per esempio, nel video denominato Entry Tactics Split Entry i primi secondi sono affidati a qualcuno che non è il personaggio gestito da chi sta giocando. La squadra rimane fuori mentre dall’interno dell’edificio si iniziano a sentire rumori di colpi d’arma da fuoco.

L’operazione viene poi coordinata con due membri della squadra che si avvicinano alla porta e il giocatore e un altro membro della squadra che invece si avvicinano alla finestra per creare un momento di disturbo. E anche quando effettivamente si entra nell’edificio non c’è una valanga di nemici lanciati nel mirino ma ci si trova in una operazione di ricognizione con episodico scontro a fuoco. Un titolo che ha del potenziale, dunque. Se non fosse che si porta dietro gli strascichi di una polemica che difficilmente la community dei giocatori potrà nel complesso ignorare.

Raccontare la guerra vera

Lo scopo dichiarato di Highwire Games e di Victura è sempre stato quello di raccontare la presa di Fallujah. Una delle pagine più sanguinose e inutilmente cruente dell’attività bellica americana nel Golfo. E il gioco che a quanto pare si avvale dei racconti diretti di chi a Fallujah c’è stato si è sempre portato dietro questa polemica: non è forse un po’ troppo presto per raccontare ciò che è successo e soprattutto per pretendere di raccontare la verità? Il gioco dovrebbe uscire da qualche parte nel corso di quest’anno ma ha già bucato due finestre di lancio e quindi per ora se siete tra quelli che attendono di avere per le mani uno sparatutto reale e realistico dovete semplicemente portare altra pazienza. Quanta? Non lo sappiamo.

Valeria Poropat

Sono Valeria e adoro la tecnologia e la parola scritta. Dopo la maturità classica ho studiato lingue presso La Sapienza di Roma e sono specializzata in traduzione e transcreazione. A un anno e mezzo ho incontrato un Commdore 64 e a otto anni ho deciso che avrei fatto la giornalista. Alla fine, ho trovato il modo di mettere tutto insieme e ho scoperto nel mondo dell'informazione tech il mio ambiente naturale. Mi occupo di tutto ciò che è tecnologia, con una predilezione per i videogiochi e le innovazioni che sono in grado di migliorarci la vita.

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