I buchi neri sono da sempre oggetto di studio tra gli scienziati. Ora arrivano notizie dalla Ohio State University riguardo un buco nero che è stato soprannominato l’Unicorno e che è il più vicino alla Terra mai rintracciato.
L’Unicorno è un buco nero che si trova a circa 1500 anni luce dalla Terra. In termini astronomici è il più vicino al nostro pianeta mai visto. Ecco i dati raccolti dai ricercatori della Ohio State University su questa strana creatura cosmica e sul suo insolit ocompagno di viaggio.
L’Unicorno ha una massa pari a 3 volte il nostro Sole ma se questo vi sembra lo renda gigantesco, si tratta in realtà di uno dei più piccoli buchi neri mai osservati. A fargli compagnia c’è poi una gigante rossa. Compagnia nel senso che i due condividono il campo gravitazionale. Anche se è divertente immaginarli a pranzo insieme.
Tra l’altro è stato proprio osservando i dati della gigante rossa, dati raccolti dalla Ohio State e dalla NASA, che poi è stato individuato il piccolo buco nero chiamato Unicorno. Che tra l’altro ha questo nome perché si tratta di un buco nero dalle condizioni particolari e perché è stato rintracciato nella costellazione di Monoceros, ovvero la costellazione dell’unicorno.
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Un buco nero e una gigante rossa: La strana coppia
Secondo i dati pubblicati nell’edizione di aprile della Montlhy Notices della Royal Astronomical Society, leggiamo delle dimensioni di Unicorno: la sua massa è 3 volte quella del nostro Sole ed è collegato tramite forza di gravità a una gigante rossa. La cosa più spettacolare è che il buco nero e la gigante rossa si influenzano vicendevolmente.
Ciò che il buco nero unicorno fa alla gigante rossa è distorcerne la forma, distorcendo la luce che la stella emana in realtà, e dando alla stella una forma che somiglia più a un pallone da football americano che al classico tondo che ci si aspetterebbe. Anche perché le le stelle non sono come quelle che disegniamo quando siamo piccole.
Queste le parole di Todd Thompson, uno degli autori dello studio e capo del Dipartimento di Astronomia della Ohio State: “Proprio come la gravità della Luna distorce gli oceani della terra, causando un rigonfiamento dei mari verso la luna o al contrario un allontanamento, producendo le alte maree, nello stesso modo il buco nero distorce la stella in una forma a pallone da football con uno degli assi più lungo dell’altro“.
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Ma perché studiamo i buchi neri? Non per farci salire l’ansia immaginando che un giorno verremo inghiottiti. Thompson spiega così il lavoro su questi strani abitanti dell’universo che permette di scoprire di più sul modo in cui le stelle si formano e muoiono: “Penso che il campo si stia spingendo verso questo, verso una vera mappatura di quanti buchi neri a bassa massa, a massa media e ad alta massa esistono, perché ogni volta che ne troviamo uno ci dà un indizio su quali stelle collassano, quali esplodono e quali sono a metà strada“.
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