Cosa succede quando Nintendo si mette a creare un TPS? Succede… questo: Splatoon. Siamo di fronte a un gioco che sprizza essenza Nintendo da tutti i pori ma, allo stesso tempo, rompe molti degli schemi e delle convenzioni tipici della casa di Kyoto. Prima di tutto, occorre fare un disclaimer: il gioco è ancora incompleto, mancano dei contenuti e, soprattutto, per essere testato nella sua interezza dovremo aspettare che i server si popolino.
Come tutti i grandi giochi Nintendo, Splatoon si fonda su un’unica meccanica, intorno alla quale viene costruito tutto il gioco. Prendete i proiettili di un Call of Duty qualsiasi e trasformateli in vernice; poi, aggiungete una spruzzata di Super Mario Sunshine e quello che otterrete è un vortice letale dal quale sarete risucchiati senza possibilità di sfuggire. Che siamo di fronte a qualcosa di insolito per Nintendo ce ne accorgiamo fin dall’inizio: il gioco si apre infatti in una cittadina hub, chiamata Coloropoli, dove potrete entrare nei negozi per comprare armi, pezzi di equipaggiamento ed elementi di personalizzazione.
La profondità tattica di Splatoon è stupefacente, e si basa tutta sulla vostra capacità di padroneggiare l’ambientazione.
Caratterizzata da uno stile hip-hop sbarazzino e ipercolorato, da questa schermata avrete accesso anche a tutte le modalità, che includono il multiplayer, la Palestra (ossia una modalità “practice” da giocare assieme a un amico) e il single player: stranamente, questo è stato relegato in un tombino, defilato dal resto dell’offerta. Di conseguenza, è piuttosto evidente che il focus del gioco sia sul multiplayer, a differenza di quanto avviene con la maggior parte dei titoli Nintendo; da una parte questo è un peccato, perché la meccanica di gioco di Splatoon ben si presterebbe a un’avventura ad ampio respiro, ma il single player finisce per diventare una sorta di tutorial esteso, dove sarete messi di fronte a tutte le meccaniche del gioco per fare pratica. Il vostro scopo sarà combattere contro gli Octariani, risolvendo puzzle e scoprendo oggetti segreti; aggiungiamo tuttavia che nella modalità in singolo non si guadagnano punti esperienza, necessari per far crescere il personaggio e potenziarlo.
Splatoon è la dimostrazione, incontrovertibile e lampante, che non c’è davvero nessun genere in cui Nintendo non sappia primeggiare.
La parte del leone, di conseguenza, la fa il multiplayer, dove del resto le meccaniche di Splatoon possono brillare in tutta la loro gloria. Il multiplayer prende più di una lezione da tutti quelli che sono diventati i capisaldi della competizione online, da Call of Duty fino a Titanfall: si basa tutto sulla velocità e sui riflessi, sulla capacità di saper controllare gli spazi e il territorio, e sulla consapevolezza da parte del giocatore della mappa. A questa filosofia, Nintendo aggiunge la sua consueta maestria nel level design, dando vita a mappe costruite come i suoi migliori platform, piene di elementi e invenzioni che rendono la navigazione sempre interessante e sorprendente. Bizzarro per un gioco Nintendo che il sistema di controllo richieda un po’ di tempo per essere padroneggiato; nella fattispecie, usare il GamePad per la mira risulta essere un po’ macchinoso, ma fortunatamente può essere disabilitato nelle opzioni, e credo che ciò si renderà necessario per i giocatori competitivi.
La profondità tattica di Splatoon è stupefacente, e si basa tutta sulla vostra capacità di padroneggiare l’ambientazione. Nella modalità Turf Wars, infatti, vi troverete a prendere parte a uno scontro tra due squadre. Lo scopo finale del gioco è colorare quanto più possibile l’arena del vostro colore, cercando di eliminare gli avversari dell’altra squadra. Se invece andrete nelle pozze degli avversari, riceverete dei danni. Qui entra in gioco una delle meccaniche più brillanti del gioco: potete infatti trasformarvi in un calamaro, che potrà quindi spostarsi all’interno delle macchie di colore della vostra squadra; potrete saltare da una pozza all’altra e spostarvi velocemente, mentre nel frattempo recupererete colore, ossia munizioni. Trasformarvi in calamaro vi permetterà di eseguire delle mosse a tenaglia nei confronti degli avversari, permettendovi di coglierli di sorpresa da dietro; oppure, potrete costruirvi una via di fuga di fortuna; o, ancora, potrete costruirvi una via per luoghi elevati altrimenti inaccessibili, il che vi fornisce un vantaggio sui vostri avversari.
Va da sé che chi avrà conquistato la maggior parte del campo di battaglia, sia in orizzontale che in verticale, potrà anche muoversi più agilmente al suo interno, aiutandovi quindi a eliminare più avversari; una volta eliminato un avversario, inoltre, questo rilascerà degli spruzzi di vernice del vostro colore, aiutandovi quindi nel vostro obiettivo di conquistare la mappa.
È piuttosto evidente che il focus del gioco sia sul multiplayer, a differenza di quanto avviene con la maggior parte dei titoli Nintendo.
Una simile meccanica diventa in breve tempo assuefacente, generando quel magnetismo tipico dei giochi Nintendo. Una delle stranezze del gioco, tuttavia, è la mancanza della voice chat, dettata dalla volontà di Nintendo di evitare di inquinare Splatoon con gli alterchi dei giocatori: il gioco infatti, è chiaro, si fonda sul lavoro di squadra, ma allo stato delle cose l’incomunicabilità genera un po’ di caos, che può essere anche divertente ma tarpa le ali a una competizione più seria. Bisognerà vedere se Nintendo sceglierà di scendere a compromessi o se invece rimarrà granitica nelle sue intenzioni.
Il successo del gioco dipenderà in larga parte dalla volontà di Nintendo di supportarlo con update costanti e rifiniture del bilanciamento: già adesso, per esempio, c’è un arma in multiplayer, il rullo, che è decisamente troppo potente. Con un grosso aggiornamento gratuito previsto per agosto, tuttavia, Nintendo sembra essere sulla buona strada. Quello che invece può essere valutato fin da subito è l’originalità del concept e la maestria impeccabile nell’esecuzione: Splatoon è la dimostrazione, incontrovertibile e lampante, che non c’è davvero nessun genere in cui Nintendo non sappia primeggiare.
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