La storia che arriva dal Giappone e in particolare dal grande palazzo in cui è ospitato il colosso Konami è ovviamente una storia estremamente seria ma vista la tipologia di giochi che hanno reso grande il developer e publisher giapponese rimanere completamente seri è un poco difficile.
Eppure ci proviamo. Perché non è mai bello quando all’interno del posto di lavoro si generano situazioni che producono a loro volta una situazione di stress tale che un essere umano decide di eliminare il problema andando ad eradicare fisicamente dal suo stesso piano spazio temporale la causa dello stress. Questo è infatti ciò che è successo stando alle ricostruzioni che la polizia di Ginza ha fatto ai giornali nipponici.
Un dipendente di Konami Digital Entertainment è stato arrestato in flagranza di reato mentre brandiva un estintore con il quale aveva intenzione, intenzione dichiarata dallo stesso dipendente, di uccidere il proprio superiore. A far scattare questa volontà di violenza le condizioni vessatorie di lavoro in cui il dipendente ha dichiarato di essersi trovato in più occasioni. La cultura del lavoro in Giappone è molto diversa dalla cultura del lavoro occidentale e l’abnegazione dei dipendenti viene ritenuta fondamentale. Ma questa abnegazione genera mostri sotto forma di comportamenti dispotici e di bullismo di cui a quanto pare il dipendente era stato più volte vittima.
Il colosso giapponese e famoso del mondo per almeno tre titoli è uno dei punti di riferimento per chi ama gli horror con il nebbioso Silent Hill in cui nonostante non succeda spesso ci si trova a brandire oggetti a caso, magari quindi anche un estintore, per allontanare da sé creature demoniache di ogni genere. E deve essere stata la percezione di un pericolo imminente unita alla frustrazione per non essere stato ascoltato che deve aver portato questo dipendente a provare a farsi giustizia da solo sfogandosi con un estintore sul suo capo.
Visto così potrebbe sembrare il gesto di un folle ma, in realtà, ricostruendo il passato del dipendente viene fuori che già in passato l’uomo che è stato arrestato era stato vittima di atti di bullismo insopportabili portati avanti dalla persona contro cui si è scagliato con il corpo contundente. La società però, nonostante le denunce agli atti, non aveva poi trovato prove effettive di comportamenti scorretti. Anche se qualcosa era stato fatto: il dipendente era infatti stato spostato in altro team. Quindi non era successo niente o forse non si voleva semplicemente fare troppo rumore?
La nostra riflessione, battute a parte, vuole essere proprio su quanto si deve arrivare a subire sul posto di lavoro per arrivare a decidere che è meglio forse finire in galera piuttosto che continuare. Una situazione che stando anche ad altri racconti dentro altri grandi team di sviluppo e altre grandi società nel mondo dei videogiochi non è del tutto anomala, purtroppo. Basti ricordare le questioni, in buona parte ancora aperte, che circondano proprio Activision Blizzard e quelle denunce di molestie per cui alcuni avevano chiesto anche la metaforica testa di Bobby Kotick.
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