The Wagadu Chronicles è il primo MMORPG a prendere spunto dalle culture del Continente africano e promette di farci cambiare prospettiva anche sul genere degli RPG nel loro complesso.
Un progetto lanciato su Kickstarter, come succede sempre più spesso, che si è guadagnato il favore dei giocatori e che ora è pronto ad arrivare su PC l’anno prossimo. Di sicuro si tratta di qualcosa di nuovo perchè, finora, il panorama dei giochi di ruolo e a in particolare di quelli online, è stato effettivamente dominato da personaggi e storie e ambientazioni medievaleggianti o al più ispirate alle culture dell’Estremo Oriente.
Il cuore di questo gioco di ruolo sono i giochi da tavolo e tutto è nato, di nuovo come tanti altri progetti degli ultimi anni, a causa o grazie alla pandemia. Gli sviluppatori promettono un focus maggiore sul “gioco di ruolo” e un ambiente digitale a misura di chi sta imparando come si gioca senza quindi guardare nessuno dall’alto in basso.
Quello che ci ha colpito subito del comunicato stampa che abbiamo ricevuto riguardo questo gioco realizzato dal team indipendente Twim Drums è stato lo stile dei personaggi e delle ambientazioni. Una boccata d’aria fresca rispetto a molti altri giochi della stessa categoria che cominciano a sembrare tutti uguali e soprattutto tutti molto tristi.
The Wagadu Chronicles è frutto della pandemia, ci spiegano ancora e soprattutto dall’amore dei suoi sviluppatori per i giochi di ruolo con carta e penna costretti a tenersi lontani e quindi impossibilitati a giocare. Forse anche per questo l’accento non è sulla lotta ma sulla comunità: “The Wagadu Chronicles invita i giocatori a immergersi in una ambientazione fantasy unica in cui ogni personaggio, dal mago al marinaio, è calato nel proprio ruolo e si comporta secondo la tradizione del proprio popolo e della propria abilità. Esplorate e partecipate in un mondo in continua evoluzione, in cui la terra e lo status si evolveranno e cambieranno nel tempo.”
Un gioco che, come spiega lo stesso fondatore di Twin Drums Allan Cudicio non dovrebbe essere niente di speciale, ma purtroppo c’è: e in effetti non si può negare che si tratta di una opera innovativa davvero soprattutto per la scelta di ancorare il suo mondo fantasy alle culture africane e in particolare quelle sub sahariane ma senza cadere nell’etnonazionalismo e anzi spingendo molto sulla personalizzazione. Se volete saperne di più vi rimandiamo al sito ufficiale del gioco.
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