Giungono da parte del commissario repubblicano della Commissione Federale per le Comunicazioni Brendan Carr le richieste al Dipartimento di Giustizia statunitense di bloccare TikTok sull’intero territorio nazionale. E, all’interno della disputa, include anche Apple e Google che, a suo parere, non dovrebbero mantenere la piattaforma cinese disponibile sui propri Store. Scopriamo tutti i dettagli.
Secondo il repubblicano Brendan Carr, commissario della FCC, la Commissione Federale per le Comunicazioni USA, l’uso di TikTok non dovrebbe essere mantenuto disponibile negli Stati Uniti d’America ed Apple e Google dovrebbero interrompere la possibilità del suo download attraverso i propri Store.
E lo chiede al Dipartimento di Giustizia, adducendo motivi legati alla sicurezza nazionale. In particolare, in quanto ad Apple e a Google, secondo Carr “non stanno esercitando il loro ferreo controllo sulle app a scopo altruistico o a favore della concorrenza che propongono come loro difesa contro le esistenti rivendicazioni antitrust o sulla concorrenza”. Ed ha poi concluso: “Al contrario, la loro condotta dimostra che quelle motivazioni sono meramente pretestuose”.
Il timore di Carr, infatti, é che ByteDance, la società pechinese che controlla TikTok, condivida le informazioni sensibili degli utenti statunitensi direttamente con il governo cinese. Per questo motivo, anche Apple e Google, continuando a mantenere l’applicazione disponibile presso i propri Store, contribuirebbero a creare un danno ai consumatori relativamente al loro diritto alla privacy.
Pochi mesi fa, alla fine del mese di Giugno, il commissario Carr aveva fatto riemergere l’ipotesi dello spionaggio cinese nei confronti degli utenti statunitensi proprio attraverso la app TitkTok di ByteDance. E, con un messaggio diretto, chiaro ed inequivocabile, si era rivolto ai colossi di Cupertino e di Mountain View pretendendo provvedimenti.
“La settimana scorsa – aveva dichiarato Carr a fine Giugno – un nuovo allarmante rapporto ha fatto nuova luce sulle gravi minacce alla sicurezza nazionale poste da TikTok”. Tra le minacce, le ipotesi parlavano di identificazione dei dati biometrici, come le impronte digitali e vocali, posizione di localizzazione, bozze di messaggi, immagini e video.
Contestualmente, venne avviato il progetto “Texas” di Oracle, che ha condotto al trasferimento dei dati di TikTok sui server dell’azienda statunitense, divenuta responsabile del controllo degli algoritmi e dei modelli di moderazione dei contenuti del social, al fine di accertarsi che non sussistessero manipolazioni di alcun tipo da parte delle autorità cinesi. Non é facile predire quale sarà l’esito della diatriba. Senz’altro la questione non é destinata a spegnersi in poco tempo.
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