Playstation ha censurato un suo videogame, ma nel farlo non solo ha fatto un errore, ma ha avuto l’effetto opposto.
Pensate ai videogiochi che sono presenti su Playstation e ad alcune delle scene più memorabili delle esclusive first party che hanno emozionato milioni di utenti in tutto il mondo. Che hanno fatto di Playstation e delle sue esclusive quello che sono in questo momento. E tra queste, inevitabilmente, ci sono delle scene di una crudezza e di una violenza veramente uniche.
Si pensi ad esempio a quello che forse è il prodotto più interessante di Playstation: The Last of Us Parte 2. Un titolo che eleva in un modo pazzesco il medium videoludico, riportando l’attenzione sulla potenza di quello che può comunicare. Delle storie che può raccontare. Della messinscena di una vita che è contemporaneamente molto lontana e dolorosamente vicina alla nostra.
E qual è la scena più iconica di The Last of Us Parte 2? Senza dubbio la morte di Joel, che viene mostrata con una violenza e una morbosità disarmante. Il cranio fratturato, una pozza di sangue, il silenzio del nostro eroe che ci saluta senza darci l’addio. Per non parlare di trappole esplosive che dilaniano gli avversari, di morsi, budella tagliate, giugulari recise, volti sfigurati dai pallettoni di un fucile a pompa, donne incinte ammazzate per un’informazione.
Un altro gioco che ci fa sentire la “carnalità” con cui alcuni dei Playstation Studio riescono a lavorare è senza dubbio God Of War. Una delle IP più fortunate e più longeve dell’azienda nipponica, che torna a stupire con tanti cambiamenti che però ci fanno sentire di nuovo a casa.
Nell’avventura di Kratos e il figlio Atreus passiamo la maggior parte del tempo a dilaniare avversari di ogni tipo e razza, di ogni grandezza ed elemento. Con l’ascia prima e con le lame poi, il Fantasma di Sparta ancora una volta mostra la brutalità della sua natura sovraumana. Facendocelo pesare, alla ricerca del modo migliore per insegnare al figlio che la violenza è per difesa e non per piacere. E lo ripete dopo che abbiamo visto il giovanissimo Atreus pugnalare al collo Modi, figlio di Thor.
Se questi due giochi, nella loro violenza e crudezza, possono e rappresentano Playstation nell’immaginario collettivo, allora quanto accaduto con Doki Doki Literature Club non ha senso.
Il videogioco, una visual novel molto semplice, è certamente un titolo complesso. Sotto i colori pastello e la strizzata d’occhio al lato più provocante tipo degli anime, si nasconde un gioco fatto di scelte pesanti, risvolti grotteschi e soprattutto morte e dolore. Non è certo un titolo per bambini, e il Team Salvato ha fatto di tutto per farlo capire prima dell’acquisto, con descrizione e banner specifici.
Durante una delle tante scelte che farete potreste spezzare il cuore ad una delle quattro ragazze del vostro club di lettura, Yuri, vi chiederà se l’amate. Ebbene poco dopo la nostra risposta procederà a pugnalarsi proprio lì, davanti a voi. Nella versione originale, che tra l’altro è stata accettata persino da Nintendo oltre che Xbox, il sangue è rosso. Nella versione Playstation il sangue è nero. Cosa che, in realtà, potrebbe spaventare anche di più.
Vi proponiamo la scena di seguito, perché è giusto che abbiate l’esperienza completa nel caso in cui abbiate comprato il gioco e non vi siate accorti di tale cambiamento. E anche perché la censura, soprattutto se applicata in questo modo, più che pericolosa sembra ridicola e doppiamente immotivata! La scena è sempre la stessa, solo che con questa messinscena Yuri più che una ragazza sembra un alieno o un robot, dato il guizzo corvino che macchia la lama.
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