Chi, dentro Ubisoft, abbia dato luce verde a questo progetto dovrebbe essere messo seduto e tempestato di domande: perchè le reazioni sono evidenti e chiari.
Ubisoft ha annunciato, ma senza farlo sapere a nessuno in realtà, di aver distribuito un nuovo gioco. E la prima reazione di tanti è stata di stranimento. Perché il colosso sempre affamato di attenzione ha deciso invece di fare stavolta le cose un po’ in sordina?
Sarà forse che le meccaniche all’interno del gioco non piacciono? Sarò forse che siamo ormai fuori tempo massimo per un lavoro del genere? Per una volta non c’entrano gli svarioni storici, le politiche gender, i pronomi. È proprio un segno che la società viaggia su un’altra linea temporale, che non è la nostra.
Circa due anni fa esplose il fenomeno degli NFT. Le opere d’arte digitali da utilizzare con la stessa parsimonia con cui si traffica con quelle vere. La scarsità digitale sarebbe dovuta essere come la nuova miniera d’oro da scavare per trovare il tesoro. Ma gli NFT si sono da subito mostrati al pubblico per quello che erano in realtà: poco più di una truffa ben organizzata nella maggior parte dei casi. E rapidamente, come è giusto che fosse, tutti i grossi team di sviluppo hanno lasciato la presa e abbandonato le barchette NFT alla deriva sperando che affondassero senza troppi spruzzi.
Non Ubisoft che invece a quanto pare ha portato avanti il lavoro sul suo gioco blockchain. Si chiama Champions Tactics: Grimoria Chronicles, dovrebbe essere un titolo strategico che sfrutta proprio la tecnologia blockchain e quella delle criptovalute e ha un marketplace in cui le figurine che si usano per giocare (che ricordano una versione per adulti di Dinsey Infinity) possono arrivare ad avere un valore pari a oltre 60.000 dollari (se volete spendere vi consigliamo questa Collector’s Edition).
Come succede poi nei titoli in cui tutto ruota intorno agli acquisti è tecnicamente possibile giocare senza fare acquisti ma si hanno meno chance rispetto a chi invece è pronto a investire. Le reazioni online sono state quelle che ci si aspettava. Tanti hanno sottolineato come si tratti di una scelta totalmente fuori tempo massimo.
C’è addirittura qualcuno che ha scritto l’epitaffio sulla virtuale lapide del publisher destinato, riassumendo le tristi parole, ha una fine ingloriosa dopo una serie di giochi che sono stati una perdita dopo l’altra. In effetti anche noi non riusciamo a capacitarci di come si possa ancora parlare di blockchain e NFT quando nessuno ne vuole più sapere.
Molto probabilmente qualcuno deciderà di fare qualche acquisto e di portarsi quindi a casa, ma solo virtualmente, una di queste figurine. Interessanti sono, almeno dal nostro punto di vista, i commenti di chi sottolinea che forse non c’è bisogno di avere figurine prodotte in maniera procedurale (che è un modo elegante per dire casualmente) ma che forse avrebbe avuto più successo immediato un gioco in cui un gruppo di artisti ben pagati avrebbe prodotto un roster limitato di personaggi e questi personaggi fossero inseriti all’interno di un gioco con un pagamento una tantum con poi per i giocatori la possibilità di scegliere con quale personaggio giocare. E da ultimo c’è anche chi ricorda che stiamo ancora aspettando Splinter Cell. Noi siamo tra quelli.
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