La situazione di Ubisoft non piace a nessuno di chi si trova a guardarla dall’interno e anche vista dal di fuori non è un bel vedere. Oltre a prendersela con la congiuntura macroeconomica e a ritenersi sorpresi per le performance non esaltanti degli ultimi giochi c’è però un piano annunciato e che ricorderebbe un po’ la decisione presa non troppo tempo fa da Square Enix.
Nel panorama dei giganti dei videogiochi, il grande developer e publisher francese mantiene una posizione tutta particolare. Se infatti gli altri grandi nomi sono società gestite da una varietà di persone che si sono succedute negli anni, Ubisoft è riuscita a mantenersi nelle mani della famiglia Guillemot. Esercitando così un fascino che viene da quello che si percepisce come fatto in casa. Come dire che nel mare di merendine confezionate c’è un forno che produce i propri biscotti caldi di forno.
Il problema però è che questi biscotti stanno diventando pesanti e indigesti, nessuno li apprezza più come una volta e il forno perde milioni di euro. Tanto è vero che una delle possibili soluzioni per uscire dalla crisi sarebbe quella di arrendersi e lasciarsi comprare da qualcuna di quelle industrie delle merendine confezionate, tanto più che almeno una di queste industrie ha già uno zampino dentro la porta. Ma il piano del consiglio di amministrazione, e quindi di Guillemot, è diverso.
In un comunicato stampa diffuso di recente dalla società francese è possibile leggere tutta la frustrazione e la delusione per la condizione attuale del publisher. Perché nelle prime righe si legge come “per i passati 10 anni, i team Ubisoft hanno creato in maniera organica uno dei porfolio più profondi e diversificati di IP proprietarie dell’industria” ma questo a quanto pare non sembra stia bastando a causa di un “contesto di condizioni macroeconomiche in peggioramento” cui si sono unite le performance risibili nel periodo delle feste. Periodo delle feste in cui sono usciti il nuovo titolo dei Rabbids e la versione 2023 di Just Dance che “nonostante il rating eccellente e la reazione dei giocatori oltre che a un ambizioso piano di marketing” non hanno portato i ricavi sperati.
A causa di questa somma di elementi, in cui però da nessuna parte viene in qualche modo riconosciuto neanche un minimo errore del corpo dirigente, la società si ritrova ora a dover prendere decisioni importanti. E una di queste decisioni sembra essere concentrarsi sul creare “giochi live che durino nel tempo” e allo stesso tempo trasformare i brand maggiori, Assassin’s Creed in testa, in “fenomeni realmente globale con offerte multiple su diverse piattaforme“. Ma per fare ciò c’è bisogno di ritrovare quella disponibilità economica che è saltata.
Square Enix, diventata famosa a livello globale per Final Fantasy, diversi anni fa rischiò la chiusura e proprio Final Fantasy sarebbe dovuto essere il suo ultimo gioco. Un esperimento in cui gli sviluppatori misero tutto quello che avevano, dimostrando al mondo che potevano fare tanto. E il mondo li premiò. Più vicino al presente, però, Square Enix si è risollevata economicamente vendendo alcuni team di sviluppo e alcune IP tra cui Tomb Raider. Ubisoft ha deciso di prendere spunto dal team di sviluppo giapponese ma non quando decise di tentare il tutto per tutto e ci regalò una pietra miliare della storia dei videogiochi ma nella sua versione più recente, liberandosi di quelli che nel comunicato stampa vengono definiti “non core assets“. Si accettano scommesse su chi vorrà acquistarli.
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