Dentro Ubisoft continuano ad esserci movimenti e prosegue quindi anche la ristrutturazione interna. L’ultimo annuncio riguarda la propaggine italiana che è stata ridotta.
Quello che sta accadendo dentro il grande developer e publisher francese, quello che nell’immaginario collettivo rappresenta ancora un ideale di giochi fatti in casa dato che continua ad appartenere alla stessa famiglia da decenni, è lo specchio di quello che sta accadendo in generale non solo nel settore dei videogiochi ma in tutto il mondo della tecnologia. Licenziamenti, riduzioni del personale in alcune aree, redistribuzione della forza lavoro per ottimizzare i risultati.
Tutte le società che hanno a che fare con la tecnologia, a prescindere dalle dimensioni, si stanno trovando ad affrontare una situazione non particolarmente facile. E con giganti come Ubisoft, ma anche come Meta, qualunque ridimensionamento del personale e qualunque chiusura di filiale si trasforma in un vero e proprio terremoto. E di certo in parte la decisione presa riguardo la succursale italiana di Ubisoft lascia sorpresi e un po’ tristi. Ma nonostante la chiusura c’è una piccola buona notizia.
Il percorso che ha portato alla chiusura della succursale italiana del publisher francese è in realtà iniziato diverso tempo fa. Ubisoft Italia, infatti, come raccontato anche dai colleghi di Wired che hanno raccolto una nota della società, era stata già oggetto delle attenzioni della casa madre con una progressiva riduzione del personale che aveva portato in tempi molto recenti ad avere solo 14 dipendenti. 14 dipendenti che ora non lavorano più per la società. E anche se questa è ovviamente una brutta notizia che segue la stessa linea europea con cui Ubisoft ha chiuso gli uffici che si trovavano in Belgio e Polonia, rimane ancora in piedi lo storico team di sviluppo con sede a Milano.
Ma perché ridurre le succursali che si occupano della distribuzione localizzata dei giochi? La possibile spiegazione potremmo rintracciarla forse nella situazione mondiale che sta colpendo la tecnologia e in particolare proprio i videogiochi, per i quali tutto sembra stare spostandosi verso il digitale. Non c’è quindi più bisogno come prima di qualcuno che organizzi e gestisca la distribuzione di copie fisiche di prodotti che comunque, questo è il sottotesto, costano tanto e poi rimangono sugli scaffali per un tempo enorme.
La chiusura della parte commerciale di Ubisoft Italia non ha toccato in alcun modo lo studio di sviluppo di Milano da cui sono usciti i giochi che hanno portato alla storica unione dell’universo di Mario e di quello dei Rabbids e che ha segnato un nuovo inizio. Un inizio che nonostante gli alterni risultati di vendita può ancora dare molto.
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