Continua la crisi di Ubisoft, che proprio non sembra in grado di rialzarsi. Ora c’è una nuova proposta che però è davvero radicale.
Sono anni ormai che Ubisoft è in crisi. E’ un dato che è davanti agli occhi di tutti, è un qualcosa di lampante e nascondersi dietro a un dito è praticamente inutile. La compagnia non sta vivendo un buon periodo e non sembra più essere in grado di trasformare ogni videogioco pubblicato in questo periodo in una hit come faceva una volta, quando il marchio di Ubisoft significava qualità e progresso.
Una volta ogni piccolo annuncio fatto dalla compagnia di origini francesi significa essere certi di assistere a qualcosa di davvero unico, che spingesse sempre più in là le capacità delle console e soprattutto le idee. Una volta una compagnia rivoluzionaria che firmava perle come i primissimi Assassin’s Creed e Far Cry, per poi adagiarsi man mano sugli allori e su una formula che se in passato garantiva il successo ora stanca soltanto.
Oggi vedere un grande open world con tanti punti di interesse da pulire, le solite strutture da esplorare per potere avere man mano la mappa sbloccata e le continue missioni per liberare accampamenti non fa altro che ricordare al giocatore medio qualcosa di già visto e rivisto. Manca l’innovazione, manca la qualità, manca quello che prima trasformava tutto in una magia da pagare subito full price e spolpare in ogni sua parte.
In questo momento Ubisoft se la sta vedendo davvero brutta, con il valore delle sue azioni che è calato in modo disastroso. Negli ultimi 5 anni il loro valore non è mai stato così basso e l’ultima netta discesa è avvenuta dopo la pubblicazione di Star Wars Outlaws. Un titolo che era chiamato a invertire il trend e dare una sferzata positiva alla compagnia, ma che non ha convinto quasi nessuno.
Tra gli azionisti di Ubisoft c’è grande malcontento. Alcuni degli azionisti di minoranza della compagnia, riunitisi sotto AJ Investments, ha scritto una lettera alla compagnia per invocare profondi e necessari cambiamenti. Tra i punti fondamentali bisogna “ridurre i costi e ottimizzare il personale per migliorare l’efficienza operativa”, si legge.
Tra le soluzioni ci sono delle cose davvero rivoluzionarie come il suggerimento di “vendere alcuni studi che non sono necessari per lo sviluppo delle principali IP”. Non solo, e qui forse la parte peggiore: “i licenziamenti effettuati da Ubisoft negli ultimi anni, che hanno comportato un taglio del 10% circa della forza lavoro, ma questo semplicemente non è sufficiente”. Insomma licenziare, tagliare e vendere: una soluzione o il colpo definitivo alla compagnia?
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