L’Unione Europea ha fatto un passo da giganti nel riconoscimento del potenziale dei videogiochi come parte del tessuto economico globale e come prodotto di interesse culturale.
Al momento si tratta di una proposta che dovrà poi essere ratificata dai diversi Paesi che compongono l’UE ma è comunque un segnale positivo all’interno dei confini dell’Unione Europea e anche fuori. Del resto, ci siamo trovati più di qualche volta a parlare di come i videogiochi vengano percepiti come perdite di tempo, oggetti pericolosi, quasi strumenti del demonio.
Si tratta invece, questa è la visione dell’Unione Europea, di oggetti tecnologici che possono generare crescita e profitto per tutto il continente. Che sia finalmente arrivato il momento per mettere da parte i forconi?
Videogiochi e Unione Europea, arrivano fondi e un riconoscimento ufficiale
Come accennavamo, si tratta di una firma importante anche se al momento è una risoluzione del Parlamento Europeo. E anche se vale la pena ricordare che l’Unione Europea si è già mossa in passato per favorire la crescita del settore dei videogiochi, questo ulteriore passo in avanti sottolinea come quanto fatto finora con le iniziative Horizon Europe e Creative Europe sia stato poco rispetto a ciò che andava fatto.
Il Parlamento Europeo si sta muovendo ora su un doppio binario. Da una parte la risoluzione punta a far crescere l’industria dei videogiochi in genere e anche a far sviluppare ciò che gira intorno agli Esport e dall’altra c’è la volontà anche di preservare videogiochi che abbiano un valore culturale significativo. Qualcosa che per ora soltanto fan e musei hanno sentito la necessità di fare. Ma quando anche un organo sovranazionale come il Parlamento Europeo riconosce che alcuni videogiochi vanno preservati perché culturalmente validi significa che non tutti i videogiochi sono semplicemente passatempi ma oggetti culturali veri e propri, con una dignità creativa che non può essere messa in discussione.
Ovviamente siamo ancora nel campo delle idee e delle buone intenzioni, come sempre con il percorso all’interno dell’Unione Europea, e occorrerà aspettare di vedere come poi queste belle parole verranno trasformate in fatti dagli altri organi dell’Unione Europea e soprattutto dai singoli Stati membri. Quello che ci fa particolarmente interessare ai movimenti dell’Unione Europea è il fatto che tante idee abbiano trovato un punto di caduta proprio sugli Esport in ogni loro sfaccettatura. Non è difficile immaginare perché anche l’UE guardi ora i videogiochi . Del resto tra gli obiettivi della famosa Agenda 2030 c’è anche lo sviluppo delle competenze digitali. Perché non sviluppare competenze digitali permettendo ai giovani sviluppatori di portare avanti i loro progetti?
Del resto un programmatore è un programmatore, sia che venga messo a produrre il nuovo capitolo di un videogioco sia che venga messo a sviluppare una infrastruttura telematica. E aggiungendo a questa considerazione anche il fatto che ci sono sempre più studi che dimostrano come la gameficazione di alcune attività anche di apprendimento sia positiva è chiaro che, nel futuro, oltre ad esserci spazio per i nuovi sportivi digitali ci sarà comunque bisogno e spazio per nuovi prodotti videoludici.