Uncharted 4: Fine di un ladro – hands-on

Manca ormai poco più di un mese al debutto di Uncharted 4: Fine di un ladro, episodio conclusivo della celebre saga targata Naughty Dog. Con l’avvicinarsi dell’attesissima data di uscita del gioco, prevista per il 10 maggio 2016, Sony ha avviato a pieno ritmo la sua macchina promozionale che ha incluso un evento organizzato per offrire alla stampa specializzata un primo assaggio della campagna single player. Conferenza a cui abbiamo partecipato anche noi di Videogiochi.com, curiosi di provare con mano l’ultimo progetto videoludico di Neil Druckmann e Bruce Straley. Il compito di introdurci a Uncharted 4: Fine di un ladro è toccato ad Arne Mayer, Direttore delle Comunicazioni di Naughty Dog, che ha voluto subito ribadire come il gioco è il quarto e ultimo capitolo della serie. Con questa triste prospettiva ma consapevoli di avere per le mani forse il prodotto più raffinato disponibile a breve su console, andiamo a scoprire cosa ci attende, partendo con un saggio di storia della pirateria.
Uncharted Seba
Per dare un degno finale a una serie così importante non solo per Playstation, ma per tutto il mondo del gaming, Naughty Dog ha voluto portare Nathan Drake, discendente di Francis Drake, sulle orme del più grande pirata della storia, il britannico Henry Every, capace in soli due anni di attività nelle acque dell’oceano indiano, tra il 1694 e il 1696, di ammassare indenne un tesoro come non se ne sono mai più visti, derubando con la sua flotta pirata le navi del Gran Moghul dell’India. Henry Every riuscì nell’impresa di non farsi mai catturare e, una volta attraversato il globo e raggiunti i caraibi, fece sparire le proprie tracce. Non prima, però, di aver fatto tappa in Madagascar, dove qualche anno dopo nacque la leggenda di un’utopica città libera dei pirati, nascosta nel folto della foresta. Proprio qui ritroviamo, dopo 3 anni dalla sua ultima avventura (5 per le nostre console), Nathan Drake, in compagnia del fratello Sam e di Victor Sullivan.

Naughty Dog ha voluto portare Nathan Drake, discendente di Francis Drake, sulle orme del più grande pirata della storia, il britannico Henry Every.

Abbiamo potuto provare la campagna single player in una sequenza tratta dal decimo livello del gioco, un particolare non trascurabile visti i numerosi spoiler sulla trama a cui siamo andati sfortunatamente incontro. Questo capitolo prende il nome di “Le Dodici Torri” e ci ha dato la possibilità di metterci alla guida, per la prima volta nella serie, di una jeep, affittata da Nathan al mercato locale. Non molto comoda a detta di Sully, ma provvista di un verricello che si dimostra ben presto essenziale. Ciascuna delle dodici torri può ospitare indizi sull’ubicazione del leggendario tesoro ammassato da Every, o addirittura il tesoro stesso e questa torre verso cui ci dirigiamo è ubicata all’interno di un vulcano spento. Siamo circondati dalla spettacolare natura africana, ma anche da numerose rovine, ognuna delle quali può nascondere dei collezionabili, utili a svelare i retroscena della trama. Il viaggio in jeep ci permette di accelerare l’esplorazione e allo stesso tempo offre l’occasione di godere degli scambi di battute tra Sam e Sully. Gli spostamenti verso gli obiettivi successivi non vengono segnalati in modo evidente e quindi può capitare facilmente di finire fuori rotta. I fan della serie non avranno comunque difficoltà ad individuare il percorso giusto tra le montagne, anche se perdersi tra questa spettacolare ambientazione non è poi così male. Uncharted 4 offre uno scenario “quasi” open-world: rispetto al passato, i confini che limitano la nostra esplorazione sono molto più ampi e non si avverte di essere costretti in un imbuto come prima, anche se inevitabilmente, qualsiasi strada vogliate intraprendere, finirete necessariamente verso il checkpoint successivo.
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La stagione delle piogge deve essere appena trascorsa, la natura è rigogliosa e il tracciato si fa spesso fangoso. Se non avete esperienza nella guida fuori strada, ci penserà Sully a darvi qualche utile consiglio su come affrontare i terreni più ostici. Si arriva però ben presto ad un punto in cui la trazione 4×4 della Jeep non è più sufficiente: un pendio troppo scosceso o un ponte che necessita di una nuova rampa permettono di metterci alla prova come fossimo protagonisti di Overland o Top Gear. La grande Africa ha disseminato le sue alture di alberi robusti, che fanno proprio al caso nostro: basta scendere dalla jeep, afferrare il verricello, annodare il cavo attorno all’albero (cambiando presa mi raccomando), risalire sulla jeep e dare gas. Ed ecco che si vincono gravità e scarsa aderenza e nel modo più naturale e realistico possibile, nel tipico stile di Naughty Dog.

Un pendio troppo scosceso o un ponte che necessita di una nuova rampa permettono di metterci alla prova come fossimo protagonisti di Overland o Top Gear.

Ma non siamo qui per un safari o un corso di guida off road e giunti in prossimità del vulcano ci si para dinanzi l’armata di Nadine Ross, antagonista sudafricana a capo di un esercito privato di mercenari. Questo ci offre la possibilità di passare all’azione: da prima stealth, nascosti nell’erba alta, possiamo notare come sia ora possibile taggare con lo stick sinistro i nemici individuati e avere, tramite un indicatore posizionato sulla loro testa, un’avvisaglia del nostro avvistamento. Il tag rimane attivo anche dopo un nostro respawn e ci consente di avere una visione completa della disposizione nemica, così da poter impiegare al massimo la tattica stealth e farsi largo verso l’obiettivo senza allertare tutto l’accampamento. Il combattimento corpo a corpo regala sempre una buona sensazione di fisicità, si dimostra fluido e reattivo e si adegua alle diverse situazioni: è possibile afferrare i nemici anche appesi ad una sporgenza e farli andare così incontro al loro destino in fondo a un burrone. L’intelligenza artificiale pare essere più cauta e sospettosa, più simile a quella di The Last of Us che non ai precedenti capitoli della serie Uncharted. Gli scontri a fuoco mostrano una certa distruttibilità di alcuni elementi dello scenario, prevalentemente in legno, da non sottovalutare nel caso si utilizzino come coperture. Infine, l’utilizzo del rampino, uno strumento decisamente popolare negli ultimi tempi, regala momenti altamente cinemtografici, con un Nathan Drake al massimo della forma, agile nel dondolarsi da una parete all’altra e capace di eseguire una combinazione di attacchi anche sospeso al rampino, oppure di piombare con forza sui nemici.
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Il tutto immersi nei colori di un’Africa resa splendidamente dal motore grafico, capace di esaltare i colori accesi della terra che rimane attaccata alle nostre gomme o alle nostre scarpe, della vegetazione e dei grandi scenari aperti, senza incertezze e senza lesinare nel dettaglio dei modelli poligonali più ravvicinati, accompagnati da una potente colonna sonora e da un comparto audio che vanta un doppiaggio italiano assolutamente impeccabile.

L’intelligenza artificiale pare essere più cauta e sospettosa, più simile a quella di The Last of Us che non ai precedenti capitoli della serie Uncharted.

Insomma anche in questa prima breve (ma intensa) presa di contatto abbiamo subito capito di che pasta sia questo nuovo Uncharted. Naughty Dog ha puntato a rinnovare una formula collaudata senza però snaturarla. Traghettando efficacemente la serie verso la nuova generazione, complice anche un comparto tecnico allo stato dell’arte. Avremmo voluto giocarci di più, ma dal principio. Per coglierne tutte le sfumature, senza incappare in qualche spoiler. Ma non era ancora tempo. Ragazzi manca poco più di un mese all’uscita nei negozi di Uncharted4. Sarà una lunga attesa.

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