La battaglia tra USA e Cina per quanto riguarda il mercato dei videogiochi sembra aver trovato un netto vincitore. Vediamo i numeri.
Sono ormai decenni che due modelli molto diversi si scontrano, a distanza ma spesso neanche più di tanto. Parliamo di Paesi con politiche diverse, usanze uniche, modi di pensare differenti, piani per il futuro simili e concezioni opposte per quanto riguarda la posizione del cittadino all’interno della macchina statale. Stiamo ovviamente parlando del modello occidentale, rappresentato al massimo dagli Stati Uniti d’America, e il modello orientale, che vede nella Cina una delle sue applicazioni di maggior successo.
Da decenni la lotta tra le due superpotenze abbraccia praticamente ogni campo. Le rispettive posizione nel conflitto tra Russia e Ucraina, ad esempio, sono interesse mondiale, perché decisive in un senso o nell’altro. Ma anche dal punto di vista tecnologico, economico e sociale c’è uno scontro tra le due superpotenze, che stanno cercando di esportare quanto più possibile il proprio modello. Ovviamente il conflitto permea anche il mondo dei videogiochi, che fortunatamente permette di sbizzarrirsi con titoli confezionati sia negli Usa che in Cina, almeno per il momento. E in Italia, ma altrove non è affatto così.
Da sempre USA e Cina competono per il titolo di mercato più importante nel mondo dei videogiochi. E se è vero che un tempo gli Stati Uniti potevano vantare studi di sviluppo di altissimo livello in grado di produrre videogiochi distribuiti e giocati in tutto il globo, oggi le cose sono cambiate. Anche in Cina si sviluppano titoli che hanno un impatto globale e che ogni giorno vengono giocati da tantissime persone. Per fare un esempio si pensi al famosissimo Genshin Impact, o al Soulslike Black Myth WuKong che deve ancora avere una data di lancio. Ma a fare la differenza è soprattutto il numero di videogiocatori.
Poter vantare il principale bacino di utenza del mondo significa anche guidare il mercato e spingere chi crea videogiochi, in questo caso, a pensare ai propri cittadini. Nell’ultimo decennio USA e Cina vantavano un numero di giocatori simile e anche una spesa simile. Nel 2021, Come riportato da SafeBettingSites, i due mercati si sono distanziati di appena 500 milioni di dollari spesi per acquistare videogiochi: 45 miliardi di dollari da giocatori cinesi e 45.5 miliardi da giocatori USA. Nel 2022 le cose sono cambiate nettamente però, con la Cina che visto appena 44 miliardi di dollari spesi nei videogiochi, mentre gli USA sono saliti a 55 miliardi. E le stime per il futuro continuano a parlare di una distanza tra le due superpotenze mondiali, che però dovrebbe man mano diminuire, con gli americani sempre saldamente al primo posto. Da anni non si verificava questa forbice.
Ma perché questo improvviso calo nel mercato cinese? La Cina ha il primato per numero di giocatori, ma ha visto la sua domanda diminuire drasticamente in seguito all’approvazione di nuovi legge governative. Il Partito Comunista Cinese, come vi abbiamo riportato, sta censurando titoli e ne blocca l’approvazione per ben 8 lunghi mesi, in cui i videogiochi devono passare per una lunga serie di controlli e modifiche, spingendo i giocatori ad abbandonare questa passione.
Qui vi spieghiamo il segreto di fatto Kojima per migliorare i volti in Death Stranding 2, e vi ricordiamo anche che c’è una nuova causa legale tra due videogiochi per violazioni dei copyright.
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