Qualcuno si è preso la briga di analizzare non da un punto di vista di gioco ma di usabilità l’interfaccia PS5 e Xbox serie X. E il risultato è da facepalm.
A lanciarsi in questa esperienza mistica è stato Peter Ramsey del sito Built For Mars. L’analisi, come spiegato nel lungo articolo del ricercatore, si è svolta prendendo alcuni punti di riferimento e assegnando un punteggio alle due console per ciascuno dei punti individuati.
Il risultato è decisamente interessante anche se Ramsay sottolinea come nonostante ci possa essere un “ vincitore” in realtà entrambe le interfacce utenti sono progettate in una maniera assurda, poco ragionata e in generale sia chi utilizza la PS5 sia chi utilizza la Xbox Series X si trova di fronte a una esperienza utente orribile.
Eppure, continuiamo indefessamente a utilizzare proprio queste interfacce utenti orripilanti. Entriamo ora nel dettaglio dell’analisi fatta da Built For Mars.
Interfaccia utente, PS5 e Xbox Series X fanno acqua
L’analisi condotta da Peter Ramsey è partita da una serie di operazioni “comuni” suddivise in tre categorie: un totale di 30 azioni. Si tratta di un sistema che viene utilizzato per valutare l’interfaccia utente di qualunque software o sito che si vada a navigare. La prima analisi ha riguardato il numero di azioni, cioè le volte che occorre premere un qualche pulsante sul controller, per portare a termine le task di base.
In questo aspetto specifico l’interfaccia utente della PS5 obbliga a premere i pulsanti quasi il 30% in più dell’interfaccia Xbox. In generale per portare a termine i compiti base dentro i menù della PlayStation 5 ci vuole quindi più tempo e più click. Di contro Xbox costringe al caricamento di un maggior numero di “ schermate significative”. Si tratta di qualcosa che, una volta che ci avete preso l’abitudine non vi accorgete neanche più di fare ma è chiaro che l’interfaccia deve funzionare bene anche per chi la vede per la prima volta.
E cambiare in maniera sostanziale le schermate così spesso non è una buona cosa. Nonostante occorra caricare più schermate diverse, il numero di azioni che è possibile fare, quindi i vari percorsi che ogni schermata propone, sono pressoché identici tra PS5 e Xbox Series X. Questo dato unito al fatto che ci vogliono meno click per navigare i menu Xbox ha portato Ramsey e noi con lui a concludere che in realtà l’interfaccia utente del Xbox è più efficiente di quella di PlayStation 5.
Dato che per navigare da una schermata all’altra sono necessari meno clic questo significa che i menù sono più chiari. Ma, utenti Xbox, prima che iniziate a gongolare sappiate che i numeri totalizzati dalle interfacce utente delle due console sono comunque un segnale che si tratta di due interfacce utenti create con i piedi, senza tenere in nessuna considerazione l’esperienza e l’usabilità.
L’analisi di Ramsey entra poi nel dettaglio non elencando in maniera sterile tutto quello che non funziona da un punto di vista dell’usabilità ma facendo degli esempi concreti. Uno che troviamo particolarmente interessante, in questo periodo in cui si parla tanto di fare aggiornamento hardware in particolare alla Playstation, è quello che riguarda il fatto che in caso di malfunzionamento le schermate che si ricevono presuppongono che uno abbia una conoscenza tecnica dell’hardware e del software che in realtà l’utente medio non possiede creando quindi una sensazione di ansia che non va bene a nessuno. E fa addirittura l’esempio di come basterebbe aggiungere piccole frasi non in linguaggio informatico per abbassare questi livelli di ansia.
Nelle schermate Xbox c’è invece almeno un esempio di dissonanza cognitiva quando viene chiesto di scegliere se si vuole che l’Xbox sia più attenta alle performance o più attenta al risparmio energetico salvo poi proporre di sbloccare funzioni remote che ovviamente consumano più energia. Questo nel giro di pochi click. Creando uno scombussolamento interiore.
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L’analisi è decisamente interessante e dimostra come non sempre una interfaccia utente ottima aiuti le vendite o, di contro , come un’interfaccia pessima sia un problema. Semplicemente ci si fa l’abitudine.