Marvel Snap continua ad espandere il proprio bacino di utenti nell’ambito dei giochi free to play con un sistema di gestione dei rapporti tra i giocatori che però è decisamente diverso rispetto alla maggioranza dei titoli che contengono carte (e anche di quelli che non le hanno).
E questa scelta di muoversi nel mondo dei titoli di carte con un sistema diverso in parte è dovuto invece ad una di quelle cose che dentro il gioco dedicato ai supereroi e ai supercattivi Marvel c’è ed è in realtà forse quello che piace di più in assoluto. Se non avete ancora mai provato a entrare nel mondo prodotto da Second Dinner e disponibile su PC e sui vari smartphone è difficile capire l’entusiasmo per quelle che vengono definite varianti.
Le varianti assomigliano, sotto forma di carta però, ai costumi stagionali disponibili nei titoli multiplayer. Però a differenza dei costumi e delle skin o di qualunque altro nome sia stato deciso, le varianti, e anche le carte più forti, non sono lasciate del tutto alla monetizzazione. Marvel Snap sta forse riuscendo nel creare un nuovo sistema in equilibrio perfetto, che non ha bisogno che i giocatori facciano compravendita o si avvicinano pericolosamente alle dinamiche degli NFT.
A gettare una luce sul perché il gioco prodotto da Second Dinner assomiglia solo in una minima parte agli altri giochi di carte e agli altri free to play in circolazione è Ben Brode, chief development officer del team di sviluppo. Rispondendo ad alcune domande dei colleghi di Polygon, il developer ha proprio voluto spiegare perché Snap non ha un marketplace in cui i giocatori possono fare scambio tra di loro. Il motivo è che il gioco è stato costruito su un equilibrio che deriva dal calcolo probabilistico che a sua volta gestisce il modo in cui le carte vengono fatte apparire e offerte ai giocatori.
A questo sistema randomizzato di distribuzione delle nuove carte si unisce anche il fatto che le carte di livello più alto sono disponibili solo se si raggiunge un certo grado di avanzamento. Il che rende quindi, almeno per ora, inutile creare un marketplace in cui i giocatori potrebbero scambiarsi carte che poi non possono utilizzare. Un altro elemento, uno che secondo il developer è in aperto contrasto con l’idea del marketplace, è quello delle varianti.
Dentro il gioco di Second Dinner le carte possono essere possedute in due modi. Le varianti sono infatti disponibili sia giocando sia acquistandole con soldi veri (del resto stiamo sempre parlando di un free to play che in qualche modo deve reggersi). E in più è possibile ammassare diverse varianti della stessa carta che poi possono essere modificate a loro volta. E anche se sarebbe interessante, Brode lo ammette senza problemi, mettere su un sistema per cui i giocatori potrebbero scambiarsi le carte, la meccanica split che produce una copia di una carta nel momento in cui questa viene potenziata al massimo rende un po’ inutile l’idea stessa di mettersi in comunicazione con altri.
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