Abbiamo visto proteste virtuali fatte dai videogiocatori, funerali finti per prendere in giro i developer che non amano tutti i loro giochi allo stesso modo ma questa protesta ci mancava.
I videogiochi stanno diventando uno strumento di diffusione di idee con una cassa di risonanza superiore anche ai social e ai mezzi di comunicazione tradizionali. E stavolta al centro delle proteste e di una speciale marcia virtuale è il nostro stesso futuro.
Il gioco in cui si è realizzata la prima marcia climatica della storia è un titolo che forse qualcuno fa fatica ad associare alle tematiche di difesa del pianeta ma c’è una logica. Riders Republic è un gioco di sport che si svolge all’aperto e Ubisoft non ha mai nascosto di voler creare per i fan degli sport outdoor un mondo virtuale che però ricalcasse fino all’ultimo sassetto ambienti realmente esistenti. Ambienti che, basta guardare un tg, rischiano di scomparire a causa degli eventi climatici estremi e alla cattiva stupidità dell’essere umano.
Riders Republic chiama i videogiocatori a raccolta per l’ambiente
Si chiama Rebirth ed è un evento in game che potrebbe assomigliare a tanti altri ma Ubisoft ha stavolta riunito i suoi giocatori e le sue giocatrici non per guadagnare decorazioni inutili ma per aumentare la coscienza climatica in chi gioca e in chi guarda giocare. Tutto si è concluso lo scorso 30 luglio ma vale la pena raccontare cosa è stato fatto e come dalla riforestazione digitale si possa passare ad azioni concrete.
Nel corso delle due settimane dell’evento Rebirth i giocatori hanno raccolto semi e piantato alberi in una zona di Riders Republic che è ancora visibile e rimarrà così in futuro, c’è stata una vera marcia per il clima, oggetti e accessori regalati per portare la propria idea di futuro in giro per il gioco. Si potrebbe pensare sia qualcosa di inutile che ha consumato elettricità e tempo senza un reale impatto sul pianeta ma il nostro mondo e la nostra consapevolezza del mondo passa anche per il digitale.
Una mossa come quella di Ubisoft è quindi un modo anche per portare videogiocatori e videogiocatrici a parlare non solo di performance e frame rate ma anche di cosa succede fuori dalla loro porta.