Videogiochi violenti: alla Camera una proposta di legge per tutelare i minori

Nell’ultimo periodo i media hanno portato spesso l’attenzione sulla relazione che intercorre fra videogiochi violenti e comportamenti violenti e numerose sono state le preoccupazioni sollevate.

In questo ambito, interviene questa volta il Consiglio Nazionale degli Utenti (CNU) presentando alla Camera dei Deputati una proposta di legge basata sull’autocertificazione dei videogiochi, realizzata con lo scopo di tutelare i minori dalle conseguenze dei contenuti violenti.

In occasione di un’audizione alla Camera dei Deputati sulla circolazione e l’utilizzo da parte dei minori di videogiochi implicanti scene di violenza, hanno presentato la proposta di legge il Presidente del CNU, Angela Nava Mambretti, Elisa Manna, responsabile delle Politiche Culturali del Censis e Paolo Luigi Galassi, funzionario del CNU.

A presidiare la seduta, invece, il deputato Ilaria Capua, già conosciuta per essersi più volte interessata sull’argomento.

La proposta di legge, spiega Mambretti, riguarda il tema dell’autocertificazione dei videogiochi e va attuata partendo da una campagna di formazione, sensibilizzazione e informazione su quello che sono i rischi e le criticità dei videogiochi adatti a un pubblico di maggiore età.

Non basta infatti inserire il PEGI 18, perché si tratta di una indicazione che può non essere compresa dall’acquirente: i genitori che acquistano i videogiochi per i loro figli pensano infatti che il PEGI possa fare riferimento solamente alla difficoltà del prodotto.

Non andrà però fatta una politica di divieto o di censura perché sarebbe inutile e non risolverebbe il problema, quanto è importante attuare una duratura campagna di informazione e sensibilizzazione. Obiettivo molto importante da realizzare specialmente perché, secondo una ricerca che verrà presentata durante il mese di marzo, una significativa percentuale di genitori è convinta che “non sia suo dovere occuparsi della cosa”.

Una campagna di sensibilizzazione che dovrà essere a carico del produttore necessaria per fare sì che il genitore si responsabilizzi e si preoccupi degli effetti che alcuni videogiochi possono avere sul figlio minorenne:

“Esiste una produzione scientifica immensa sulle conseguenze dei contenuti violenti dei videogiochi sui minori. L’opinione condivisa è che questi avrebbero un effetto imitativo nei bambini maschi di età molto piccola e di fascia sociale bassa e avrebbero negli altri effetti a lungo termine sul modo di vedere il mondo, da una lato provocando una desensibilizzazione, dall’altro facendo percepire il mondo come un luogo pericoloso.”

Una strada già attuata in altri paesi e che in Italia dovrà solamente essere l’inizio di una procedura applicata anche ad altri media visto che, ogni settore multimediale dovrebbe indicare e informare al meglio per quale fascia di pubblico è adatto.

Se è vero che ricerche sottolineano gli aspetti positivi per chi gioca con i videogiochi, altre ricerche si soffermano sulle conseguenze dei contenuti violenti: “Non significa essere bacchettoni o dire che i videogiochi sono l’orrore del mondo ma bisogna pensare alla tutela dei più deboli, in questo caso dei minori”. ha concluso Elisa Manna.

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