Continuiamo a parlare del delicato argomento che accomuna i videogiochi considerati violenti e i minorenni, visto che si aggiungono altre voci nel tentativo di tutelare i più piccoli.
Ad esporre il proprio punto di vista questa volta è Tiziano Motti, Eurodeputato della settima legislatura e fondatore dell’associazione parlamentale europea “Europa dei Diritti.”.
L’associazione si occupa di tutelare i minori in gravi casi come per esempio quello della pedofilia online e proprio per questo motivo, Motti sembra essere particolarmente sensibile all’argomento “videogiochi violenti”.
A suscitare il suo interesse nel settore è stata una decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti che, nel 2005, bocciò un decreto Californiano. L’intento sarebbe stato quello di vietare la vendita ai minori di anni 18 di videogiochi con contenuti violenti.
Il decreto venne bocciato perché in contrasto col primo emendamento della Costituzione americana, dedicato alla tutela della libertà di espressione.
Anche i videogiochi, spiegò la Corte, in un comunicato, in quanto mezzo di comunicazione usato promuovere idee e messaggi sociali devono essere tutelati e non proibiti.
Non esiste infatti nessuna connessione che dimostri come l’esposizione a videogiochi violenti possa avere effetti negativi diversi rispetto all’esposizione ad altri media quali televisione o libri.
Proprio per questo motivo la Corte dichiarò che sarebbe dovuto essere compito dei genitori controllare gli acquisti dei figli ed eventualmente attuare una politica di divieto.
La decisione di non approvare questo decreto suscitò però un forte dibattito nel Parlamento Europeo e Tiziano Motti decise così di farsi interprete del malcontento generale.
In una nota l’Europarlamentare ha dichiarato che “considera assolutamente inammissibile la circolazione sul mercato di videogiochi che forniscono esempi di vita criminale.” Motti afferma l’importanza dell’educazione familiare ma chiede anche che venga proibito ai minori l’accesso a questi videogiochi.
Ci sentiamo di affermare ancora una volta come sia veramente fastidioso vedere ancora una volta i videogiochi messi sotto accusa senza possibilità d’appello.
Chiediamo che venga fatta maggiore chiarezza e che una volta per tutte venga chiarito che i videogiochi non spingono ad agire in maniera violenta.
Trattandosi infatti di pura finzione, sono paragonabili ad altri strumenti di comunicazione; se il cinema o la televisione non sono considerati allo stesso modo dannosi per l’individuo, perché mai dovrebbero esserlo i videogiochi?
Fonte: Modena 2000