Videorecensione con voto di Wanted: Dead, nuovo videogioco di Soleil pubblicato da 110 Industries che è una lettera d’amore al retrogaming.
“Sei mai stato così immerso in un gioco da perdere la cognizione del tempo?”. È questa la frase che domina la breve descrizione che si trova sul sito ufficiale di Soleil, studio di sviluppo nipponico che ha lavorato a Wanted: Dead. Ed è proprio quello che sembra aver guidato tutte le decisioni prese dallo studio di sviluppo nella creazione di questo nuovo particolarissimo hack-and-slash dal sapore estremamente retrò, 110 Industries cercava uno studio nipponico che potesse essere in grado di confezionare un videogioco che fosse un’unione perfetta tra combattimento corpo a corpo, fasi di shooting ed estetica orientale.
E hanno trovato il partner ideale in Soleil, una realtà orientale composta da sviluppatori veterani che hanno lavorato a titoli come Ninja Gaiden e Dead or Alive. E nel quale sono confluiti gli sviluppatori dell’ex Valhalla Games Studios, autori del controverso Devil’s Third. La cui influenza è assolutamente palpabile in Wanted: Dead.
Wanted Dead ci mette nei panni del tenente Hannah Stone, criminale di guerra che grazie alla sua incredibile abilità con la spada e con le armi da fuoco viene trasformata in uno strumento governativo. Guida infatti la Squadra Zombie, un piccolo gruppo di mercenari al servizio dell’estremamente militarizzata polizia di Hong Kong. Immersi nel retrofuturismo degli anni 90, in cui convivono senza problemi VHS, cellulari rudimentali ed avanzate protesi cyberpunk, l’ennesima missione della Squadra Zombie non finisce bene, e ci ritroveremo così ad indagare una cospirazione di proporzioni titaniche.
La storia è comunque solo una sottile cornice, che non cattura mai per sagacia o inventiva, e che certe volte appare anche inutilmente complessa. L’espressività dei personaggi appena accennata, un doppiaggio originale tutt’altro che memorabile e la piattezza delle animazioni rende difficile provare empatia o affezionarsi ai personaggi di Wanted Dead. Nota estremamente positiva invece sono alcuni piccoli momenti raccontati con un cambio totale del registro, passando dalla grafica di Unreal Engine all’anime orientale. In queste poche occasioni, la narrazione tocca vette qualitative più alte, con un impatto visivo che può rivaleggiare con alcune produzioni di anime moderni. Forse se si fosse scelto di raccontare tutte le cutscene in questo modo il coinvolgimento sarebbe stato superiore.
Dove il titolo splende maggiormente è senza dubbio il gameplay. Wanted: Dead è un buon mix di scontri a fuoco e combattimenti con katana, che riesce sempre a divertire il giocatore. Per quanto concerne le armi abbiamo il nostro fucile d’assalto, fedele amico nelle situazioni più difficili, che possiamo personalizzare e modellare sulle nostre preferenze. Noi abbiamo scelto di massimizzare i danni inflitti, perché uccidere quanti più nemici nel minore tempo possibile diventa fondamentale quando si è in netta inferiorità numerica. Si possono poi raccogliere le poche bocche da fuoco lasciate sul campo dai nemici: mitragliette, lanciagranate, fucili a pompa, mitragliatrici pesanti. Purtroppo il gunplay non è affatto eccelso e le armi presenti nel gioco sono davvero poche, come le munizioni che troveremo. Peggio ancora se si pensa che i nemici sono vere e proprie spugne per pallottole.
Fondamentale la presenza della pistola, molto più che un’arma da utilizzare in casi di necessità. Sparandoci possiamo non solo fare danni ai nemici vicini, cosa fondamentale quando diversi samurai ci caricano verso la fine di un livello ed abbiamo esaurito le munizioni, ma possiamo anche far vacillare l’avversario, allontanandolo da noi, rompendo i suoi attacchi e concatenando i nostri. La pistola viene anche usata come parry speciale: quando una luce rossa si accende sull’arma o sulla lama di un avversario significa che dovete subito utilizzarla per rompere quell’attacco speciale, esponendo così il nemico alla vostra rabbia.
Il tenente Stone è un’esperta nel fare letteralmente a pezzi i nemici con attacchi veloci e potenti, volti a smembrare il prima possibile l’avversario. Il combattimento con la spada è senza dubbio il lato migliore di Wanted: Dead. Affrontare i samurai nemici regala poi sempre grandi soddisfazioni, e anche terrore puro. La finestra per il parry è minuscola, anche potenziandola, e qualsiasi cosa che non sia una parata perfetta ci farà perdere vita, equilibrio e ci esporrà a danni ulteriori e a cocenti sconfitte. Fare costantemente uso di capriole e attacchi veloci per ferire man mano gli spadaccini avversari è fondamentale. In diverse mappe è poi possibile trovare delle motoseghe nascoste, con cui oneshottare brutalmente i nemici e risparmiare parecchi proiettili.
Eliminare il nemico con delle violentissime mosse finali è praticamente il picco dell’intera esperienza. Con i giusti potenziamenti, ogni avversario menomato o particolarmente stordito inizia a brillare e vacillare. È il momento in cui Stone può esibirsi in spettacolari capriole, tagli obliqui dell’intero torso, decapitazioni roteanti e ogni tipo di mossa per obliterare il malcapitato di turno. Nel farlo si può anche recuperare parte dell’energia persa, in un gameplay che spinge all’aggressività in pieno stile Bloodborne.
Da subito gli sviluppatori lo hanno messo in chiaro: “Wanted: Dead” è un omaggio ai giochi usciti su PS2 e PS3. Da questo punto di vista il titolo è estremamente fedele a quanto premesso, in alcuni frangenti anche troppo. I personaggi non sono affatto approfonditi, la storia è abbastanza dimenticabile, il gunplay non è perfetto. Il design di alcuni livelli è davvero troppo semplice, con ostacoli rettangolari messi a caso per bloccare strade secondarie, senza alcun tentativo di dissimulare la cosa. Ci sono dei gradoni che arrivano all’ombelico del tenente Stone, che risultano però invalicabili. Il sistema di coperture automatico funziona abbastanza bene, peccato che quasi sempre tenga esposta la nostra testa ai colpi nemici. L’IA è praticamente assente. Compagni e nemici si muovono sulla mappa senza riflettere molto, spesso si lanciano granate sui piedi e sprecano una quantità imbarazzante di proiettili colpendo ostacoli e coperture.
Ci sono poi dei picchi improvvisi nella difficoltà del titolo, con alcune sezioni che sul finale diventano davvero proibitive, a differenza dei boss, generalmente piuttosto semplici da affrontare. Inconsistenza anche nel sistema dei checkpoint, con dei punti molto vicini e certe sezioni in cui morire significa perdere anche un quarto d’ora di progressi fatti.
In pieno stile Yakuza, il titolo propone anche dei minigiochi secondari e assolutamente accessori, che però fanno sorridere. Possiamo fare a gara a chi mangia più zuppe di ramen, oppure darci al karaoke e provare ad eseguire perfettamente 99 Luftballons di Nena, eterno brano che condivide lo spirito antimilitarista del gioco. E mentre le gru per gadget non convincono molto, Space Runaway è davvero fantastico. Un gioco arcade a scorrimento in cui con la nostra navicella dovremo affrontare centinaia di navette nemiche, tra potenziamenti e boss da abbattere. Un titolo in 16-bit di grande qualità, che aggiunge 5 ore all’esperienza complessiva.
Wanted Dead è un gioco molto particolare. Un mix tra Wet, Devil’s Third, Ninja Gaiden e Dead or Alive. Una quindicina di ore che sono una lettera d’amore per i videogiochi dell’era PS2, che ricorda in tutto e per tutto, nel bene e nel male. Anche per questo il lancio a San Valentino. Sicuramente il gioco ha recuperato quel senso di divertimento svagato e brutalità leggera che una volta permeava più titoli action, ma si porta dietro troppi difetti anacronistici e abbondantemente superati per non uscirne un po’ penalizzato. Speriamo che il titolo abbia successo e possa tornare con un sequel che guardi più al futuro. E chissà, magari anche una serie anime…
VOTO 6.5
PRO
– Giocare come una volta
– Combattimenti divertenti e stimolanti
– Stiloso
– Le parti anime
– Minigiochi, soprattutto Space Runaway
– Finisce nel momento giusto
CONTRO
– Giocare come una volta
– Storia, personaggi e doppiaggio
– Gunplay non soddisfacente
– Design dei livelli arcaico
– Improvvisi picchi di difficoltà
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