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Wasteland 2 Director’s Cut – la recensione

Anche un bambino si renderebbe conto che le ambientazioni post apocalittiche, oggi, vanno che è una meraviglia. Prendiamo il selvaggio West e combiniamolo con le armi moderne o futuristiche, aggiungiamo una ricca narrativa per introdurre mostri irradiati e robot killer, e il gioco è fatto. Questo lo sapeva bene inXile Entertainment quando, dopo ben 26 anni, ha risvegliato dal suo stato dormiente il franchise di Wasteland, per la gioia di tutti gli appassionati di giochi di ruolo old school: che si sia trattata di un’ottima mossa commerciale nessuno può negarlo, ma quando lo scorso anno uscì per computer Wasteland 2 tutti rimasero soddisfatti dell’ottimo lavoro svolto dallo sviluppatore. Adesso, con la distribuzione della Director’s Cut il gioco giunge anche su PlayStation 4 e Xbox One, portando la profondità del titolo di Brian Fargo a una nuova fetta di pubblico.

In questa Director’s Cut sono stati inseriti i tratti di personalità, che attribuiscono a ciascun ranger qualità positive e negative modificando l’esperienza di gioco.

Chiunque abbia giocato su PC verso la fine degli anni ’90, probabilmente si sarà imbattuto in Fallout e nel suo sequel. Questi titoli hanno estrapolato il gioco di ruolo classico – quello a turni, con visuale isometrica – dal regno della fantasia, dandogli un’impostazione sci-fi che è riuscita a tenere banco nel tempo. Wasteland 2 riprende tali aspetti di questa vecchia gloria del passato, rifiutando categoricamente alcune meccaniche che i titoli moderni hanno introdotto negli ultimi dieci anni.

Caratteristica interessante del gioco è la radio, che non soltanto emana direttive dal quartier generale, ma raccoglie anche trasmissioni provenienti da tutto il territorio.

Ciò diventa chiaro subito, quando si viene incaricati di creare un team di quattro personaggi assegnando punti abilità e attributi a ognuno di essi, senza alcun tipo di spiegazione o tutorial di sorta (si può anche selezionare una squadra creata dalla CPU, comunque). E non è affatto semplice, perché basterà non bilanciare il party come si deve per fare una fatica assurda via via che si avanza nel gioco (nel peggiore dei casi dovrete ricominciare da zero perché non riuscirete a proseguire, ma tutto fa esperienza).

Oltretutto in questa Director’s Cut sono stati inseriti i tratti di personalità, che attribuiscono a ciascun ranger qualità positive e negative modificando l’esperienza di gioco. Un personaggio molto bravo a intimorire, per esempio, potrebbe non essere adatto a dire qualcosa usando le buone maniere; oppure, chi è cresciuto in un circo avrà +5% di evasione ma non sarà il personaggio ideale per la leadership. I giocatori vestiranno i panni di nuove reclute dei Desert Rangers, una milizia che tenta di mantenere la pace nei resti irradiati dell’Arizona.

Quando arriva il momento di imbracciare le armi, Wasteland 2 propone un battle system a turni che sarà senz’altro familiare ai giocatori dei vecchi Fallout o della serie X-Com.

Una volta assemblato l’equipaggio si parte per avviare un’indagine sulla morte di un ranger compagno, che vi porta a esplorare la vastità delle lande deserte. Avere provviste di cibo o di acqua non è che la prima grande difficoltà che incontrerete in Wasteland 2, e nel corso del gioco vi troverete spesso a prendere delle decisioni importanti: ogni scelta non avrà lo stesso peso, ovviamente, ma ognuna di esse porterà a conseguenze diverse (che non devono per forza essere negative, s’intende).

Wasteland 2 consente un approccio molto pratico all’area di gioco grazie ai pochi elementi presenti sullo schermo.

Caratteristica interessante del gioco è la radio, che non soltanto emana direttive dal quartier generale, ma raccoglie anche trasmissioni provenienti da tutto il territorio continuando a “cinguettare” mentre si prosegue per la propria strada: fornirà aggiornamenti da altre squadre di ranger, trasmetterà misteriose trasmissioni meccaniche e, spesso e volentieri, richieste di persone che invocano disperatamente aiuto (ed è difficile non sentirsi in colpa quando si fa finta di non sentirle). Inoltre, grazie alla radio, vengono regalati dei veri e propri scorci della vita quotidiana a sfondo post apocalittico, alcuni dei quali sono piuttosto toccanti, come l’appello di una donna malata che chiede al marito di tornare a casa per aiutarla a morire.

Con i talenti si possono sbloccare bonus e abilità da utilizzare quando la squadra sale di livello.

Menzione deve essere fatta qui per il doppiaggio del gioco, che riesce a essere eccellente senza chiamare in causa grandi nomi. Peccato che il titolo non sia localizzato in italiano, per cui risulta praticamente impossibile da giocare a chiunque – quantomeno – non mastichi un po’ di inglese: oltretutto ci sono righe sconfinate di dialogo, così tante da far invidia a un libro, quindi se desiderate immergervi nel mondo di Wasteland 2 non pensate di poterle skippare. Non sorprende che uno scenario post nucleare sia dipinto, da gran parte dell’audio e dal testo, come il quadro cupo di un mondo orribile, nonostante il titolo non rinunci a una buona dose di humour – necessaria se non altro per alleggerire l’atmosfera. Il risultato è uno stridente contrasto, ma che tutto sommato funziona e riesce a far sentire il giocatore parte integrante di quel mondo da incubo.

Quando arriva il momento di imbracciare le armi, Wasteland 2 propone un battle system a turni che sarà senz’altro familiare ai giocatori dei vecchi Fallout o della serie X-Com. Ogni membro del vostro team si muoverà su un campo di battaglia a griglia e riceverà un determinato numero di punti per turno da spendere in azioni; la matematica del gioco farà il resto, tenendo in considerazione i livelli delle abilità, la distanza da cui si attacca e così via per calcolare la probabilità di colpo andato a segno e i danni inflitti.

Il gioco non riesce a nascondere il suo budget ridotto quando si prendono in considerazione animazioni e modelli poligonali.

Si tratta di una versione solida di un sistema già collaudato negli anni, cui vengono aggiunti fattori come l’importanza della copertura (è più difficile che veniate colpiti qualora una roccia o un’auto fungesse da riparo) e il vantaggio delle altezze (i cecchini avranno più probabilità di andare a segno dall’alto). Nella Director’s Cut, inoltre, si hanno ancora più opzioni in combattimento: con i talenti si possono infatti sbloccare bonus e abilità da utilizzare quando la squadra sale di livello; inoltre, con i colpi di precisione si potrà mirare a una parte specifica del corpo del nemico, e a seconda del punto colpito verranno inflitti più o meno danni.

Wasteland 2 consente un approccio molto pratico all’area di gioco grazie ai pochi elementi presenti sullo schermo. È da lodare la cura con cui sono state create le varie ambientazioni aride e deserte, ma il gioco non riesce a nascondere il suo budget ridotto quando si prendono in considerazione animazioni e modelli poligonali. Insomma, visti gli standard cui siamo abituati – da quando gli sviluppatori possono contare su hardware next-gen – ci si aspetterebbe di più, specialmente da una Director’s Cut che aveva l’onere di colmare qualche lacuna dell’edizione standard. Ma in fin dei conti sono l’atmosfera e la storia le colonne portanti di questo titolo, cui si aggiungono personaggi carismatici e una serie di incontri memorabili, per non parlare del modo in cui tutte le scelte del giocatore si vanno a sommare. Wasteland 2 è enorme e i percorsi non intrapresi la prima volta attendono chiaramente un secondo playthrough. Salvare l’umanità è un lavoro assai arduo, ma qualcuno deve pur farlo.

admin

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