Phil Spencer, big boss di Xbox, è tornato ancora una volta sullo spinoso e triste argomento di Activision Blizzard.
La società si era già espressa insieme a Playstation e Nintendo contro i dettagli abominevoli che stavano e stanno tutt’ora via via uscendo riguardo non soltanto le violenze perpetrate ai danni di donne e minoranze ma anche riguardo la a quanto pare programmata e deliberata inattività di chi avrebbe dovuto vigilare.
In una recente intervista rilasciata al New York Times Phil Spencer è dovuto tornare sull’argomento anche se ha fornito pochi dettagli in più rispetto a ciò che era emerso in una lettera inviata allo staff di Xbox a novembre dell’anno scorso.
La lettera in cui il boss chiariva che il team era “inorridito e profondamente sconvolto” dai recenti fatti, si era resa necessaria perché in un report del Wall Street Journal era saltato fuori che il famigerato ormai Bobby Kotick, CEO di Activision Blizzard, avrebbe affossato la procedura contro Bunting, ex boss di Treyarch accusato nel 2017 proprio di violenza sessuale, oltre ad essere perfettamente a conoscenza di altri episodi altrettanto incresciosi. Per questi episodi in particolare, Activision Blizzard ha però chiarito ai propri dipendenti che non è possibile attivare la nuova Policy di zero tolleranza dato che mancherebbero le prove.
Spencer ovviamente non si è lasciato andare a dettagli che riguardano in realtà il modo in cui lui e il suo team gestiscono la società ma ha comunque ribadito che è stato cambiato il modo in cui fanno “alcune cose con loro e loro ne sono consapevoli”. Spencer ha poi sottolineato come anche la storia di Xbox non è priva di macchie ma che fortunatamente la sua società ha imparato ad essere un ambiente migliore.
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Il momento più imbarazzante per la storia di Xbox è sicuramente il 2016 quando in occasione del GDC vennero chiamate succinte, estremamente succinte, ballerine all’evento organizzato proprio da Xbox. Phil Spencer, e il messaggio è ancora pubblico sul sito Xbox, scrisse immediatamente per definire “unfortunate” il fatto che quegli eventi si fossero tenuti e che in qualità di boss era, ed è tutt’ora, impegnato personalmente “ad assicurarci che la diversità e l’inclusione siano centrali nel nostro modo di condurre la società tutti i giorni e siano valori fondanti del nostro team, dentro e fuori la società”.
Quel messaggio del 2016 di Spenser si concludeva con una promessa: “Abbiamo bisogno di darci standard più alti e faremo meglio in futuro”. Un atteggiamento decisamente diverso da quello che finora è emerso ha tenuto invece proprio Bobby Kotick. Il boss di Xbox però, sempre in questa recente e intervista al New York Times, non si sente di puntare il dito ma, con quell’atteggiamento aperto e collaborativo che lo contraddistingue ogni volta che parla, si è detto pronto “ad aiutare nel percorso che abbiamo intrapreso dentro Xbox condividendo quello che abbiamo fatto e quello che abbiamo costruito”.
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Nonostante le pressioni dei colleghi del New York Times, Spencer non ha chiarito ulteriormente in che modo sia cambiata la collaborazione con Activision Blizzard nè ha voluto dire chiaramente perché secondo lui non andrebbero punite a 360° le società per questo genere di comportamenti. Probabilmente la volontà di non escludere a priori una società perché il CEO o chi si trova in altre posizioni di comando è accusato di aver chiuso gli occhi è anche una valutazione puramente di business: le società, quelle grosse come Activision Blizzard almeno, non spariscono dall’oggi al domani e la posizione di CEO non è l’equivalente di un sovrano a vita.
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